Uscite di sicurezza (parte prima)

di Edmond Jabès

Cerco, con le parole, di afferrare la poesia;

ma ecco che già s’è rifugiata in esse.

E’ soltanto me stesso, allora, che tormento,

inseguendo la poesia là dove è diventata

la mia voce.

Ogni porta ha come custode una parola. ( Parola lasciapassare, parola magica.)

*

Rendere la parola visibile, cioè nera.

*

La città  emerge dalla pagina bianca. Nella mia strada, credo di tenere la parola al guinzaglio: non è mai un cane che io porto a passeggio.

*

Parole estranee all’uomo, come la qualità del pelo è estranea al gatto, sono comodamente installate nella nostra memoria, parole che ci danno la caccia, parole tiranne. Ma c’è anche una parola che ci salva. E sempre per una parola ci si suicida.

*

Quando non dormi, sei una scatola. Ti muovi davanti ad altre scatole sempre chiuse. La tua voce è una nemica ( o un’amica ? ). La voce è una chiave. Chiunque può raccoglierla. Allora sarai nelle  sue mani.

*

Attorno a una parola come attorno a una lampada. Senza poterne fare a meno, condannato, come un insetto, a lasciarsi bruciare. Mai per un’idea, bensì per una parola. L’idea  inchioda a terra la poesia, crocifigge il poeta nelle ali. Per vivere si tratta di trovare altri sensi per la parola, di proporgliene mille, i più strani, i più audaci, perché i suoi fuochi, abbagliati, cessino d’essere mortali. E sono voli incessanti e vertiginose cadute, fino alla consunzione.

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Il cerchio d’oro dei cavalieri erranti, il cerchio d’acqua delle rive amorose; dieci secoli come cintura e la ronda degli scolari intorno al forno crematorio, è davvero la triste fine del giorno.

*

La paura è verde come l’acqua.

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Mascherare le vie d’uscita. Duplicare le porte bianche.

*

Parlare di sé è sempre mettere in imbarazzo la poesia.

*

Offrire armi al vincitore.

*

Nelle mani delle nuotatrici ho cercato di bere.

C’è la Signora Taldeitali, testa china, capelli rasati. La sua vicina ha un neo di bellezza sopra il labbro superiore: un morso di proiettile. Il sadismo è di moda. Le spiagge delle ragazze sfigurate sono isole ignorate dai geografi. Ci si può trovare, allo stesso tempo, in mare, all’inferno,  nello spazio. Basta un passo falso.

Nelle mani delle nuotatrici ho cercato di ridere.

Ne ho conosciute con i seni di miele: un’ape disturba il loro sonno. I giardini, per le arnie sono il posto migliore, per le labbra i letti.

Nelle mani delle nuotatrici ho cercato di fuggire.

*

Allarme per la verità, rubata la pelle dell’orso; ma un’elegante sobrietà per questo gioco di carte attorno a  una tomba. Io punto sulla fiamma perversa. Ecco la dama in nero che, stanca del suo mistero, slaccia, estatica, la veste della luna : sfrutta la propria figlia. E poi, ecco il generale in ritirata, con il suo russare inattaccabile. Ci si può intendere a dieci mughetti pentiti. Rendetemi l’erba del mio cammino. C’è stata, un tempo, esiste una primavera in cui fui amato. La notte, in gran pompa, simula fedeltà di serra; è che spesso fuori fa meno freddo che dentro di noi: le nubi più dense nascono dal cuore.

*

Ci sono dei morti  in carne, con le parole soffocate. Ci sono morti ogni giorno, per colpa nostra, a mano a mano che diventiamo saggi, cioè mentre ci sforziamo di essere soltanto alcuni, tre o quattro, a costruire le nostre abitudini.

Ci sono morti ogni volta che gli uomini e le parole diventano di nuovo piccoli.

*

Ci sono esseri che nel corso della loro vita sono rimasti una macchia d’inchiostro in fondo a una frase incompiuta.

*

Ti sei chiesto che cosa faresti se, al mattino, aprendo la finestra, non vedessi attorno a te nient’altro che il mare ?

Ti sei chiesto che cosa cercheresti se, al mattino, aprendo la finestra, ritrovassi attorno a te soltanto la tua strada, le case che moltiplicano la tua casa, gli abitanti, l’organetto di Barberia del tuo quartiere ?

*

Il tuo pensiero abusa di te.

*

Un giorno la poesia darà agli uomini il suo volto.

*

Uno stelo di fuoco ! Si conosce mai tutto quel che profuma ?

*

In fondo al corso ci fermammo all’esposizione di una profumeria. In ogni flacone risuonavano i campanelli della rottura: annunciavano l’ora sesta, quella in cui gli ippopotami addestrati infrangono con fracasso le vetrine. Si può annegare nell’ odorato ? Spesso fiumi e oceani sono soltanto sottili trappole. Ogni donna ha il suo profumo preferito. Le donne vengono verso di noi come i naufraghi vanno verso la terra.

*

Il volto che si guarda nello specchio non cancella quello precedente.

*

Soltanto il lettore è reale. 

*

E anche

avevi, al tuo risveglio, gli occhi verdi; due laghi d’erba sotto la fronte, due rifugi per ladri.

Così è il tuo viso, come una seconda mandorla sull’albero, il tuo viso da decapitare, da scorticare, misterioso almanacco. Così sono le tue braccia, pale del sogno, e i tuoi seni drizzati in cima alla  corda prima di morire, la lingua penzoloni.

Beneamata, tu sgualcisci una pagina dove mi accingevo a scrivere non so che, sgualcisci il sole, nascosto nelle tue palpebre come in uno scantinato il cui soffitto si sgretola via via che il respiro si accelera. Dovevi fare un solo gesto perché la terra ti somigliasse.

Nel tuo corsetto, scopro la tua anima calma e fresca, il tuo nome di fontana mi spaventa. Sul muro ci sono fasce sgargianti che s’agitano tra insaziabili coltelli e c’è la tua ombra al centro, il cui regno si avvicina insieme a quello delle cascate.

*

Altrove, dove  si può essere raggiunti solo dal silenzio; azzurro.

*

Penetrare nel silenzio, come in una cattedrale. Una volta insediati nel silenzio, si sta al caldo, a tu per tu con la propria anima.

*

Esiste un ordine del silenzio, con i suoi santi, i suoi preti e i suoi profeti.

*

L’occhio perfora il silenzio. L’orecchio che è silenzio è perforato dal suono, dal movimento.

*

Senza pensiero, senza desiderio, tagliati tutti i nodi.

*

Far tacere il silenzio, sventrare i ratti.

*

Nel silenzio, come nel sonno, vivere, amare, morire fuori del mondo.

*

Per causa tua, ogni cosa ha perduto la sua misura e la sua ragione. Che cosa è grande ? Che cosa è più grande ? Tutto si libera dall’interno. Niente più si fissa.

*

La notte è un millepiedi gigante di cui si vedono scintillare le zampe. Il giorno è una pecora della quale, di tanto in tanto, si sentono i belati.

*

Infanzia, maturità, vecchiaia del sole. Credi che sia sparito: oltre lo sguardo, esso riprende, abbagliante, il suo cammino verso il sonno.

*

Al di sopra della pioggia, dove il sole muore di sete.

*

La bambina aveva disegnato un cerchio sul muro; era la terra con una testa sorprendente, dai cui occhi colavano mostri.

I frutti sono destinati a rotolare a terra, e anche a imputridire.

Il vento si è alzato. Nessuno può farci niente.

Stagione delle cosce magre, delle bocche grifagne. La bambina odiava ciò che faceva vedere. Il lampo le faceva paura. Ma non poteva fuggire, perché era la sua stessa infelicità.

*

L’albero ignorava le esigenze dei rami. Sopravvenne un gran temporale che colse tutti di sorpresa. Il barometro segnava : “ Bel tempo stabile.” Un invitato insinuò : “ E’ forse la guerra ?” Si capì, allora, perché c’erano tanti morti, tanto rumore e sangue fino al riso sradicato dei morti. Ma la bambina ha potuto riempire un paniere di ciliegie, vagando nei campi di battaglia. In seguito ha venduto i pensieri più intimi degli eroi, al mercato, dove la conoscevano bene.

*

Il suo ultimo indirizzo era “Place du Tertre”, ma viveva in Africa in una capanna che una donna nera accudiva. I giornali lasciavano prevedere la catastrofe, ma lui non leggeva i giornali. Quando avvenne, i continenti furono ridotti a una spaventosa melma grigia. Così poté incidere sulla sua porta “ Place du Tertre.”

*

Ci sono tracce di silenzio sulla sabbia che l’uomo cancella.

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Il sonno è l’unica ricompensa.

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La pietra è giudice.

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Costruire sull’acqua  (inutile ogni argine ). Costruire sul marmo immaginario.

*

La poesia è figlia della notte. NERA. Per vederla occorre o puntare su di essa una lampada tascabile – per questo, immobilizzata dalla sorpresa, essa appare a molti poeti come una statua – oppure chiudere gli occhi per sposare la notte. Invisibile, perché nera nel nero, per manifestarsi  a noi, la poesia userà allora la sua voce. Il poeta si lascerà piegare da essa. Non si meraviglierà più quando questa voce, confidente, prenderà per lui la forma di una mano: egli le tenderà le proprie mani.

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Spesso vedere è spegnere.

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C’è un ricovero per vecchie parole simile ai tanti ricoveri per vecchi che ci sono nel mondo.

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Non appena composta, la frase muore. Le parole le sopravvivono.

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Le parole hanno amiche belle, morte, e talvolta ne infiorano la tomba.

[Poesie per i giorni di pioggia e di sole, Manni, San Cesario di Lecce 2002. Traduzione di Chiara Agostini]

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