Noterellando… Costume e malcostume 7. Meglio belli e sani che brutti e malati…

Parto da una mia convinzione di fondo. O meglio, da un principio di per sé incontestabile, conseguente a questa domanda, all’apparenza semplicistica: «Sono in maggior numero le vite umane che l’apparato sanitario nazionale ha salvato, e salva, in una giornata (o in un mese, o in un anno) o le morti derivate da errori, superficialità, imprevidenze o inadeguatezze?».

Certo, è fin troppo evidente che – laddove accertati – il malaugurato errore di un chirurgo, la diagnosi sbagliata dello specialista, la cura inadeguata, le distrazioni o imprecisioni o incurie di un assistente possono causare danni irrimediabili. Al punto che, in medicina, non può in alcun modo trovar posto l’enunciato “Errare humanum est”.

Ma, in tutta coscienza e onestà mentale, non ritengo che si possa, né si debba condannare in modo generico o generalizzato l’intera operatività del personale sanitario – medico, tecnico, infermieristico – allorché la vita giunge in modo del tutto naturale alla sua conclusione. Non mi va, insomma, di accodarmi ad un mugugno diffuso e consolidato di disistima che non condivido, essendo anch’io un ‘paziente’ e avendo avuto riscontri – grazie al Cielo e agli Addetti – sempre positivi, in strutture talora d’emergenza, sia al nord del nostro Bel Paese (Recco, per esempio) come al centro (Roma, mia città di residenza) o nel nostro sud (Gallipoli e Lecce).

Non disconosco, naturalmente, che le cronache ci raccontano talvolta di infausti o deprecabili ‘incidenti’ di percorso.

Il fatto è che una notizia cattiva fa sempre più rumore di mille o centomila buone notizie. E nella sanità pubblica in particolare, basta il ritardo di un’autoambulanza a far gridare allo scandalo, sminuendo invece, se non ignorandoli del tutto, i numerosi e ‘normali’ interventi salvifici, provvidenziali, risolutivi.

È nella natura umana guardare il bello e il brutto con occhi e animo diversi. Per questo, è mio fermo desiderio evidenziare – con piccoli esempi, ma all’occorrenza anche con statistiche alla mano – quanto di buono ci sia in questo settore, assumendomi il ruolo, forse scomodo, se non proprio di ‘paladino’, quanto meno di legittimo testimone a favore dell’operato dei molti nostri dimenticati o non sufficientemente apprezzati ‘angeli custodi’ in camice bianco, e invitando ad affidarsi a loro con maggiore serenità e fiducia di quanto solitamente non si faccia.

Con gli auguri di buona salute a tutti!

[“Il Galatino” anno XLVIII n. 2 del 30 gennaio 2015]

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