La vicenda umana e scientifica di Liborio Salomi

di Franco Martina

Chiunque abbia frequentato un istituto superiore della provincia di Lecce difficilmente ha dimenticato quei grandi scaffali in legno dov’erano custoditi animali imbalsamati, domestici ed esotici, fossili, scheletri. Ma forse altrettanto difficilmente ricorda il nome di chi aveva creato quello straordinario patrimonio scientifico e didattico. La passione e la determinazione di Riccardo Carrozzini e la lungimiranza della Dirigente del Liceo “De Giorgi” Giovanna Caretto ci permettono oggi di ripercorrere la vicenda umana e scientifica di Liborio Salomi, (Liborio Salomi. Un illustre salentino quasi sconosciuto, Edizioni Milella, 2015), che non fu solo un grande tassidermista ma, appunto, un vero scienziato, che ci ha lasciato un significativo patrimonio culturale e una lezione intellettuale che merita di essere ricordata.

Le competenze naturalistiche di Salomi emersero in tutta evidenza già negli anni del Liceo, il “Capece” di Maglie. Quando nel 1902, al largo di Otranto, fu rinvenuto il corpo di un capodoglio di 12 metri, le autorità lo donarono al “Capece” per finalità scientifiche e fu affidato proprio allo studente Salomi il compito di liberare lo scheletro del cetaceo. Carrozzini racconta nei particolari questa vicenda sulla base di documenti originali rintracciati in tutta Italia, tra i quali c’è la relazione del giovane (non del docente che lo seguiva) al prof. Sebastiano Richiardi direttore del Museo di Zoologia e Anatomia comparata dell’università di Pisa, a cui lo scheletro fu poi venduto e dov’è ancora custodito. Questo documento è particolarmente importante, non solo perché dimostra il livello di conoscenze e competenze scientifiche del liceale, tanto più rilevanti perché maturate in un contesto pressoché privo di strumenti scientifici e didattici, ma perché contiene alcuni preziosi passaggi autobiografici. Lì egli si confessa “appassionato di storia naturale”, con una discreta raccolta “di insetti indigeni, di resti fossili, di uccelli imbalsamati da me stesso, di animali in alcool, fra i quali un bellissimo aborto mostruoso di Ovis Aries”. Un’espressione, quest’ultima, che può far sorridere, ma in realtà essa lascia intravedere un profondo interesse per l’Embriologia su cui, negli anni universitari, compilerà un quaderno di appunti con accurati disegni. Materiali preziosi, come un altro quaderno di Anatomia comparata, che permettono a Carrozzini di collocare nella giusta luce un altro momento dell’impegno scientifico di Salomi, quello di Direttore del Gabinetto di Storia naturale dell’Istituto Tecnico “Costa”. Quel luogo si può dire che fu un passaggio di testimonio tra la lunga esperienza di Cosimo De Giorgi e la matura attività scientifico-didattica di Liborio Salomi. Quanto e come egli sentisse impegnativa quell’eredità si può vedere chiaramente nelle parole con cui accompagnò l’edizione della Descrizione geologica ed idrografica della provincia di Lecce, uscita nel 1923, : ”… nel salire la cattedra di storia naturale di questo Istituto Tecnico, ho pensato che la migliore prova di stima e di affetto che io potessi dare al mio illustre predecessore, prof. Cosimo De Giorgi, fosse quella di curare la stampa nella sua opera …”. Di quel Gabinetto Salomi non solo curò e ordinò i tanti materiali raccolti, ma ne ampliò il numero e la rilevanza, pensando per questa via di poter realizzare il progetto di De Giorgi: trasformare quel Laboratorio didattico in un vero Museo di Storia naturale. In realtà, il progetto di De Giorgi era parte di un disegno più vasto, pensato subito dopo il completamento dell’unificazione, che aveva una precisa finalità politica, quella di contribuire a “fare gli italiani” attraverso la conoscenza della loro storia. Lì furono conservati i reperti ossei raccolti da Ulderigo Botti nel 1872 nella grotta Cardamone, presso Novoli, che oggi non esiste più. Materiale paragonabile per importanza a quello della grotta Romanelli. Le pietre, i fossili di vegetali e animali erano lo straordinario archivio su cui ricostruire un passato remoto ma anche vicinissimo.

Il progetto di De Giorgi e di Salomi è bloccato, anzi letteralmente “chiuso” dietro al portone del glorioso Istituto Tecnico “Costa”. Da decenni Livio Ruggiero, che con un instancabile lavoro di ricerca e sensibilizzazione ha raccolto quell’antico testimonio, cerca di richiamare l’attenzione di tutti sulla necessità di creare una struttura che si renda responsabile di inventariare e seguire un rilevantissimo patrimonio che per la nostra storia ha la stessa rilevanza dei libri e dell’arte.

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