Divulgazione scientifica e televisione

di Ferdinando Boero

Il governo vuole controllare la divulgazione scientifica in televisione. Si grida alla censura. Nella scienza la censura esiste, si chiama revisione tra pari. Se uno scienziato ottiene un risultato scrive un articolo e lo sottopone a una rivista scientifica. Il comitato editoriale invia l’articolo a autorevoli specialisti (i “pari” all’autore dell’articolo) e questi decidono se vale la pena pubblicarlo, cercano di trovare errori, suggeriscono modifiche. Moltissimi articoli sono respinti perché non corrispondono ai requisiti di qualità delle riviste. Il Ministro Gelmini nominò un legionario di Cristo a vicepresidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche e questo signore organizzò un convegno contro l’evoluzione, trattandola come un’ipotesi tramontata. Pubblicò anche un libro, a spese del CNR. Quando la comunità scientifica protestò si parlò di lesione della libertà di parola. Se dico che l’acqua è fatta di azoto e fosforo è giusto che questa affermazione sia censurata. Quel legionario di Cristo non ha alcuna autorevolezza in campo biologico ed è ingannevole che pubblichi le sue panzane da una tribuna autorevole come il CNR. Volete un altro esempio? Stephen Hawking, famoso astrofisico, disse che stiamo distruggendo il pianeta (il che è vero) e propose come soluzione la colonizzazione di altri pianeti. Da allora le notizie sulla scoperta di esopianeti si sono moltiplicate, e si intraprendono missioni di colonizzazione di Marte, per poi passare al resto dell’universo. Con la scusa che dobbiamo salvare la nostra specie. Ora, Hawking era un autorevolissimo astrofisico, ma di biologia, ecologia ed evoluzione ovviamente non sapeva gran che. Dare molto risalto a queste balle spaziali genera accettazione nel loro perseguimento, e montagne di denaro pubblico sono indirizzate verso imprese che non rivestono alcuna priorità. Non ci sono pianeti di ricambio, dobbiamo fare in modo di non rovinare questo! Un comitato di esperti (non controllato dal governo) dovrebbe decidere se le reti pubbliche possono o no divulgare notizie, giudicandone l’attendibilità. Ci sono due fazioni sugli organismi geneticamente modificati. Per qualcuno sono il diavolo, per altri sono la cura di tutti i mali. Una informazione pubblica dovrebbe cercare di capire e di spiegare. Ogni tanto queste cose avvengono, soprattutto nella sanità. Basti pensare al caso Di Bella, o ai vaccini. Si convocano commissioni di esperti internazionali per vagliare la notizia. 

Ho visto intere trasmissioni sugli alieni, in TV, passate come divulgazione scientifica. Ho visto Antonino Zichichi dire che l’evoluzione non è una scienza perché non esistono equazioni che la descrivono, e il Ministro Moratti rimosse l’evoluzione dai programmi della scuola dell’obbligo. Zichichi è un fisico, non ha una produzione scientifica sull’evoluzione. Non ha alcuna autorevolezza quando ne parla. Come non ne ha il legionario di Cristo che per un triste periodo ha fatto da vicepresidente del CNR. 

E quindi sono favorevolissimo a una commissione redazionale fatta da esperti di tutti i campi, preferibilmente di altri paesi, che controlli l’attendibilità di quel che passa in TV, si chiama fact checking, verifica dei fatti. I giornalisti un giorno parlano del bosone e il giorno dopo parlano di dinosauri. Non possono essere esperti di tutto. I finanziamenti alla ricerca sono limitati: ogni porzione della comunità scientifica batte la grancassa mediatica per giustificare enormi sostegni finanziari ricevuti. Parte di questi sostegni sono spesi per glorificare quel che si è fatto, attraverso i media: un circolo vizioso che porta a incrementare a dismisura i finanziamenti di chi già ne ha, e a lasciare indietro altre branche della scienza. 

Se poi, invece, la commissione serve per punire i nemici e favorire gli amici… allora nulla di nuovo sotto il sole. 

[“Nuovo Quotidiano di Puglia” di mercoledì 14 novembre 2018]

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