La nuova via della seta e l’affare cinese

di Gigi Montonato

Da un po’ di anni l’Europa, ad iniziare dall’Italia, che è tra i paesi dell’Unione più esposti per collocazione geografica, è meta di penetrazioni migratorie e commerciali non regolate da leggi e da accordi internazionali, tollerate e favorite un po’ per atavica negligenza (almeno per l’Italia!) e un po’ per ragioni umanitarie. I migranti sono arrivati in modo avventuroso. Qui giunti, hanno aperto bottega; alcuni in maniera ambulante (gli africani), altri in posti fissi (gli asiatici), invadendo interi quartieri cittadini. Poi, cosa fatta, capo ha; e sono stati in gran parte regolarizzati. Oggi fanno parte della realtà sociale ed economica italiana.

Dal nostro osservatorio di paese abbiamo seguito il fenomeno. La vita di paese, si sa, è grama, lo è anche oggi coi social che avrebbero dovuto annullare le distanze, ma presenta anche opportunità interessanti di lettura di certi fenomeni che la grande città non offre. Per esempio. In questi ultimi anni anche nei paesini più periferici sono stati aperti negozi cinesi. Si vendono le mercanzie più varie, dalle mercerie ai vestiti, alle calzature, a minutaglie che in genere prima trovavi o nei mercati comunali o dai vu’ cumprà. Nella gran parte dei casi non è stato difficile rendersi conto che c’è una sproporzione tra il volume di affari, in verità povero e poverissimo, e i soldi di affitto che i titolari di quei negozi pagano, a volte di migliaia di euro al mese, che in un piccolo paese sono tanti e destano clamore. Ma come fanno? Ci si chiedeva parlando del fenomeno. Si sospettava che dietro queste piccole imprese commerciali ci fosse un supporto finanziario, e cioè che potessero fare commercio a perdere, deliberatamente, tanto c’era qualcuno che pagava con incentivi e integrazioni. Ma se così fosse, allora l’apertura di queste attività non poteva avere che un altro obiettivo strategico, che oggi s’incomincia a vedersi: accreditare la presenza cinese nel nostro paese per favorire in prospettiva accordi assai più importanti tra Cina e Italia. Così la questione è giunta all’agenda di governo.

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