e mi affermo socialista anarchico

Saggio politico sul giovane Rodolfo d’Ambrosio

di Gigi Montonato

In occasione delle elezioni generali del 21 marzo 1897 in Italia si sviluppò, come solevasi, un vivacissimo dibattito nella sinistra, che vide confrontarsi le due anime del socialismo italiano: quella parlamentare e gradualista dei riformisti e quella dei socialisti anarchici che negavano in radice le istituzioni borghesi.

Anche nel basso Salento il dibattito toccò livelli alti, soprattutto nell’entroterra gallipolino, straordinariamente ricco di fermenti politico-culturali intorno e sul periodico Spartaco. Nel novembre dell’anno precedente c’era stato a Gallipoli Andrea Costa, che, con la sua presenza aveva sollecitato il dibattito interno e i singoli a schierarsi. In quella circostanza la sinistra salentina vide da una parte i riformisti guidati dall’avv. Carlo Mauro di Galatina e dall’altra i socialisti anarchici, fra cui i giovani Rodolfo d’Ambrosio (classe 1875) di Taviano e Cosimo Marzano (classe 1872) di Racale.

Ci porta in quelle atmosfere il saggio di Remigio Morelli, Il giovane Rodolfo d’Ambrosio socialista anarchico (1890-1902), Calimera, Edizioni Kurumuny, 2019, pp. 328. Che – va detto subito – non riguarda il solo Rodolfo d’Ambrosio, ma anche il padre Angelo (1841-1900) e il compagno Cosimo Marzano. Tre personaggi che nella prima parte del libro sono inevitabilmente intrecciati negli stessi ambienti e nella seconda, che comprende i loro testi scritti, separati in tre distinte sezioni.

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