Concluso l’anno vaniniano

A 400 anni dalla morte Vanini desta ancora interesse e stupore

di Gigi Montonato

L’anno vaniniano, apertosi con un convegno sul pensiero del filosofo arso a Tolosa il 9 febbraio di 400 anni fa, promosso dal Cisv (Centro internazionale di studi vaniniani), si è concluso con un altro convegno, svoltosi a Lecce, all’ex Monastero degli Olivetani, il 12 dicembre, dal titolo“Giulio Cesare Vanini. Dal Salento all’Europa. Nel quarto centenario della morte sul rogo (1619-2019)”. Lo hanno promosso la sezione leccese della Società di Storia Patria per la Puglia, presidente Mario Spedicato, il Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università del Salento, direttore Gianluca Tagliamonte, e il Collegio Provinciale dei Geometri e dei Geometri Laureati di Lecce, presidente Gino Ratano. Le tre agenzie organizzative, oltre che offrire un esempio di sinergia, rappresentano l’esigenza di riportare Vanini nella sua giusta dimensione di uomo, di filosofo e di personaggio, e lanciano il messaggio che la cultura, pur nel rispetto delle sue varie articolazioni, per esprimersi ha bisogno del concorso di tutte le componenti sociali.

E’ stato un convegno importante perché ricadente nel cinquantesimo anniversario delle Celebrazioni Vaniniane del 1969, che, per usare le parole di Loris Sturlese nell’introduzione al volume “Studi vaniniani” di Giovanni Papuli (2006), segna “la rinascita degli studi vaniniani […] allorché, nel trecentocinquantesimo anniversario del rogo di Tolosa, la città di Taurisano aveva voluto dedicare una giornata di studio al suo illustre cittadino: vi avevano preso parte Émile Namer, Nicola Vacca e lo stesso Corsano”. Anche nel 1969 le celebrazioni si conclusero a dicembre. Il 13 Andrzej Nowicki tenne a Lecce la conferenza “Vanini e il paradosso di Empedocle”. Cinquant’anni che racchiudono quella che Giovanni Papuli chiamò la Vanini-renaissance.

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