La V Giornata mondiale della lingua ellenica

I contributi delle scuole saranno presentati il 10 febbraio presso il Centro Congressi Ekotekne (Via per Monteroni): dopo una relazione inaugurale tenuta da Valerio Ugenti, professore onorario di Letteratura cristiana antica, gli studenti dei Licei classici delle tre provincie salentine illustreranno con varie modalità la valenza linguistica e culturale di alcuni termini greci (periplo, nomos, asilo, metabolè, agorà, misoginia, simposio) e svilupperanno la tematica geografica prevista soffermandosi su alcune località della Grecia classica (Lesbo, Siracusa, Tebe, Creta, Delfi, Argo). E’ da segnalare la partecipazione del Liceo classico “Kykkou” di Lefkosia (Nicosia), nell’isola di Cipro, che in video conferenza darà un suo contributo sulla presenza di Afrodite a Pafos.

La partecipazione delle scolaresche della Grecia salentina non si limiterà al alcuni interventi nel corso della giornata del 10 febbraio, ma avrà uno sviluppo autonomo dal 3 al 13 febbraio con una serie di manifestazioni che si terranno a Martignano, Martano, Calimera, Castrignano dei Greci, Soleto, Zollino, Melpignano secondo un proprio calendario.

Il complesso di queste manifestazioni illustra bene la straordinaria vitalità di una lingua che, unica tra le lingue attestate, ha una continuità che dura ininterrottamente dai testi micenei sino ad oggi (in paragone, il latino, che pure può vantare una lunghissima tradizione, ha subito più sensibili fratture anche in rapporto al suo discendente più diretto, l’italiano). La cultura greca, che è strettamente connessa con la sua lingua, dapprima per il tramite del latino, poi più direttamente a partire dal Rinascimento, ha influenzato la cultura europea e, attraverso questa, quella mondiale. Sicché oggi, a proposito delle proteste politiche che hanno avuto luogo a Hong Kong si può parlare di rivendicazioni ‘democratiche’. Attraverso la lingua, la Grecia antica ha anche fornito gli strumenti intellettuali che in molteplici campi dell’attività umana (dalla letteratura alla filosofia, alla politica, alla scienza) consentono di conoscere e affrontare i vari problemi. Dunque non è improprio dire che la cultura moderna è fortemente impregnata di  elementi greci.

E’ ricorrente nel dibattito odierno il tema dell’attualità della cultura classica (e greca nel caso specifico). Se teniamo conto di quanto detto, e riferendoci principalmente al piano linguistico, possiamo dire che esiste una attualità di fatto, che non può essere eliminata. Se uno studente dice: “Oggi sono andato a scuola. Frequento il Ginnasio. Poi andrò al Liceo e all’Università. Vorrei fare il ricercatore e restare nell’Accademia”, ha usato inconsapevolmente parole che indicano, pur con significati nuovi, istituzioni culturali greche (scuola, Ginnasio, Liceo, Accademia).

Ma il discorso sull’attualità della cultura classica può essere affrontato in maniera diversa, ponendosi un’altra domanda: esistono valori, nozioni che sono ancora validi, che possono ancora aiutarci a vivere? O almeno che possano contribuire ad affrontare i problemi del presente?

Sia chiara una cosa: non si vuole predicare un ritorno al passato. Noi viviamo nel presente e non possiamo uscirne fuori. E il presente è quello che è: con la tecnologia, con i mass-media, con i social media. E’ in questo mondo che dobbiamo calare i valori della cultura classica. Per rispondere alla domanda che ci siamo posti utilizziamo una parola greca largamente nota: logos. Se stiamo ad un vocabolario scolastico come il GI il termine ha i seguenti significati fondamentali: 1. parola, discorso; 2. il parlare, la facoltà della parola; 3. conto, calcolo; 4. ragionamento. Ci si può chiedere: perché mai λόγος significa sia discorso che ragionamento? Perché il ragionamento è un discorso organizzato in modo da sviluppare argomentazioni che siano conseguenti l’una all’altra per dimostrare qualcosa. I Greci conoscevano bene questi problemi, tant’è vero che hanno sviluppato una disciplina che si occupa del discorso, la retorica. E’ un grande contributo che i Greci hanno dato alla civiltà europea con il quale ci hanno insegnato che le parole sono importanti. Lo diceva anche Nanni Moretti che aggiungeva un’altra nozione: “Chi parla male pensa male”. In tal modo diceva che il discorso è l’espressione del pensiero. E’ un’idea che circola ampiamente nella filosofia moderna. Ed era anche una convinzione dei Greci. Il più convinto assertore ne fu Isocrate che considerava il λόγος il tratto distintivo dell’uomo.

Ma torniamo alla nostra domanda. Il ragionamento è un discorso. Il discorso ha bisogno di uno sviluppo. Lo sviluppo richiede tempo. Quindi è una aberrazione (dal punto di vista dei Greci) la prassi odierna che non dà più il tempo di fare un discorso. Basta seguire un talk-show tra i tanti che infestano la Tv. Talk-show significa spettacolo della parola. In realtà sono no-talk-show. In questi spettacoli non si può parlare, non si può sviluppare un ragionamento. Bisogna esprimersi per frasi apodittiche, senza poter argomentare, con slogan e frasi fatte. Altrimenti il conduttore interviene per tagliare. Questa è la negazione del λόγος, per come lo intendevano i Greci.

La situazione non è migliore con i social. Addirittura Twitter contingenta la comunicazione ad un numero fisso di lettere. Di lettere, non di parole. E che dire della tendenza ad esprimersi con i semplici like? Espressioni di un sentimento (simpatia/antipatia) non di un ragionamento. Può darsi che questo sia il modo nuovo di esprimersi, ma non è un modo greco.

Questo è uno dei temi su cui si può saggiare l’attualità della cultura antica: saper confrontare manifestazioni culturali simili e coglierne le somiglianze, ma anche le differenze. Nel caso particolare del logos, la cultura classica ci deve indurre a dare ad esso l’importanza che merita. E ad apprezzarne tutte le modalità espressive, tutte le sfumature.

[“Nuovo Quotidiano di Puglia” dell’8 febbraio 2020]

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