Polibio: uno storico greco tra mondo ellenistico e Roma (Parte prima)

di Biagio Virgilio

1. Leggere Polibio. ~ 2. Le «Storie» di Polibio. ~3. Polibio e la Lega Achea.


Kleitor (Grecia). Stele di Polibio.
  1. Leggere Polibio

Polibio (200-120 circa a.C.), fu membro influente della Lega Achea e stori­co greco di prima grandezza. Visse ostaggio a Roma per un paio di decenni dopo la vittoria romana a Pidna nel 168 a.C. sulla Lega e sul regno di Mace­donia, entrò in contatto con il circolo degli Scipioni e fu presente alla distru­zione romana di Cartagine nel 146 a.C. A Roma, Polibio osservò direttamen­te i meccanismi di potere e di funzionamento dello stato romano che gli fornirono le ragioni per comprendere e spiegare il successo di Roma sul mondo ellenistico.

Negli studi su Polibio, la chiave dominante di lettura è in genere costi­tuita dal riconoscimento di una sorta di posizione bifronte e bivalente dello storico, orientato da un lato verso Roma e dall’altro verso la Grecia. Scriveva infatti Arnaldo Momigliano: «(Polibio) non trova … alcuna difficoltà nello scri­vere una storia ad uso sia dei Greci che dei Romani … Spiega ai Greci le ragioni della vittoria dei Romani e spiega ai Romani il senso e le condizioni della loro pro­pria vittoria»[1]. È questa sicuramente una efficace e sperimentata chiave di lettura culturale e politica in termini generali che consente di individuare bene non solo la duplice capacità di Polibio di osservare, di comprendere e di esprimere a un tempo il mondo greco e il mondo romano, ma anche il duplice pubblico, greco e romano al quale si rivolgeva lo storico.

Leggendo Polibio da una prospettiva ellenistica, accanto al Polibio bi­fronte greco-romano, e ferma restando la centralità di Roma, emerge un Polibio per così dire tridimensionale che affida ai tre principali soggetti poli­tici delle Storie: Roma, la Lega Achea e i regni ellenistici, la funzione di pila­stri e di pietre di paragone nel suo sistema di valori e di giudizi storico-politici (lascio Cartagine fuori da questo trio perché essa, pur essendo il per­no delle Storie[2], è estranea al panorama dei valori politico-istituzionali che Polibio mette a confronto). In questa lettura tripartita, da ricomporre infine in una prospettiva unitaria, i materiali forniti da Polibio sono selezionati e disposti in modo da verificare le concezioni politiche dello storico e il si­stema politico, teorico o pratico, entro il quale egli si muove. In definitiva, si vuole qui mettere in rilievo come la esaltazione centrale della costituzione mista dello stato romano nel VI libro abbia i suoi corrispondenti collaterali – benché non trattati con la stessa sistematicità – nei giudizi polibiani, da un lato, sulla «vera democrazia» della Lega Achea e, dall’altro, sul potere «in nessun modo soggetto a rendiconto» dei regni ellenistici. Tali giudizi con­corrono a formare un sistema coerente di valutazioni politiche polibiane, sicuramente inquadrabili nel sistema teorico generale del pensiero politico greco, sorrette da un deciso pragmatismo ma non necessariamente ricondu­cibili a un sistema di teoria politica o di ideali politici elaborato e proposto dallo stesso Polibio.

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