Nuove Segnalazioni Bibliografiche 25. Hybris e nemesi

di Gianluca Virgilio

Ricordo di Italo Mancini (1925-1993), professore di Filosofia del diritto ad Urbino, anno accademico 1981-1982. Nella penombra mattutina dell’aula universitaria della Facoltà di Giurisprudenza ci insegnava a dubitare fortemente della tesi di Trasimaco che, nel primo libro della Repubblica platonica, afferma che il giusto è l’interesse del più forte e ce la additava come un esempio di hybris. Questa parola, di cui io allora capii per la prima volta il significato, designa l’eccesso, la dismisura e ogni atteggiamento arrogante e violento, ogni azione compiuta nel disprezzo degli altri, ogni volontà di sopraffazione e di odio. Tutto ciò che travalica il detto oraziano est modus in rebus, vi è una misura nelle cose, è hybris. Trasimaco che si agita “come una fiera” (Platone, Repubblica, I 336 B) perché vuol prendere la parola senza curarsi di toglierla agli altri, è affetto da hybris.

Questo ricordo, che reca in sé un indelebile insegnamento, mi è ritornato in mente nei giorni scorsi, quando, procedendo di libro in libro secondo un percorso a me sconosciuto, ma che mi appare per nulla casuale, mi sono imbattuto in un vecchio libro scritto nel secolo scorso da un professore di Letteratura greca presso l’Università di Bologna, Carlo Del Grande (1899-1970), Hybris. Colpa e castigo nell’espressione poetica e letteraria degli scrittori della Grecia antica, Riccardo Ricciardi Editore, Napoli 1947, un’opera che qualche benemerito editore attuale dovrebbe decidersi a ristampare per non lasciar cadere nell’oblio un libro di gran valore. Attualmente non si trova in commercio, se non come prodotto vintage; il lettore, se vorrà, dovrà procurarselo in biblioteca oppure facendo una ricerca nel dovizioso web, dove sicuramente lo troverà.

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