La tarantola, una tradizione tra mito, scienza e letteratura

di Antonio Lucio Giannone

La tarantola è uno degli animali “identitari” della Puglia e, in particolare, del Salento, essendo radicata profondamente nella storia, nella cultura, nelle tradizioni di questo territorio. Non a caso Vittorio Bodini, in una sua poesia, la inseriva, accanto al geco, all’“aggressiva” cicala, alla civetta, nell’inquietante bestiario salentino, “la cui favola / sa di sputi e minacce”. Il morso della tarantola, ritenuto a lungo velenoso, è legato, com’è noto, al fenomeno del tarantismo, fatto oggetto di approfonditi studi soprattutto di carattere etnoantropologico, il più famoso dei quali è il libro di Ernesto de Martino, La terra del rimorso, che vide la luce nel 1961. Esso, però, ha suscitato grande interesse e curiosità anche nei più disparati campi del sapere presso innumerevoli autori proprio per la sua singolarità e l’alone di mistero che l’ha sempre circondato. Ne è venuta fuori una copiosa letteratura su questo tema che è presa in esame da Pietro Sisto nel volume Il “morso oscuro” della tarantola. Letteratura, scienza e mito, appena pubblicato da Progedit di Bari.

Il libro non è, non vuole essere, una trattazione organica ed esaustiva del tarantismo. L’autore, un italianista dell’Università di Bari, da sempre interessato ai rapporti tra letteratura e antropologia,  mira invece a offrire un panorama delle interpretazioni, delle testimonianze, delle descrizioni che del fenomeno sono state date nel corso dei secoli. Nel primo dei cinque saggi compresi nella prima parte del volume, ad esempio, passa in rassegna teorie e ipotesi, a volte stravaganti e contrastanti tra di loro, sul tarantismo dal Rinascimento all’Illuminismo. Ogni interpretazione ovviamente è legata al tempo in cui è stata data, alle concezioni filosofiche e ideologiche tipiche di quell’epoca.

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