Noterellando… Costume e malcostume 4. La nuova Agorà (nel bene e nel male)

di Antonio Mele / Melanton

Fra le tante memorabili abitudini, ho ereditato da mio padre anche il piacere di fare la spesa.  Da bambino mi trovavo spesso ad accompagnarlo alla Chiazza Cuperta o in qualche fornito negozio di Alimentari come quello di Carlo Congedo (l’inventore del rinomato Anice delizioso) oppure a lu Rèpule o dentro la macelleria de lu Patutu o, infine, a lu Donatei, di fronte al Teatro Tartaro, per la frutta e verdura, e per i giornali illustrati…

Al commerciante i giornali servivano per avvolgervi la merce venduta. A mio padre, per regalarmeli. Li comprava ‘a chili’: due, tre, anche cinque chili per volta. Erano le rese dei più diffusi settimanali dell’epoca – da La Tribuna illustrata a Tempo a Sorrisi e Canzoni – e io, scolaretto di terza o quarta o quinta elementare, a casa li spulciavo e leggevo avidamente, guardando incuriosito foto e illustrazioni, e soprattutto divertendomi con le “cartoline del pubblico” (barzellette, storielle o vignette umoristiche, inviate dagli stessi lettori), che la popolarissima Domenica del Corriere pubblicava in penultima pagina.

Papà – che tutti chiamavano Don Pietru – salutava sempre con un sorriso, e accompagnava spesso le sue richieste con battute di spirito, briose e fulminanti. Accadeva così che, da una bottega all’altra, si svolgesse una specie di rappresentazione teatrale improvvisata, dove gli attori, sempre simpatici, erano perfettamente calati nella propria parte. Compreso l’Armandu de lu Barra de le Rose, col quale prendevano vita duetti esilaranti sulle vicende calcistiche della Pro Italia, all’epoca allenata da mio zio, Nino Mele.

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