Un eroe bizantino per Castro

di Francesco D’Andria

Ormai, specie dopo il riconoscimento della rotta di Enea da parte del Consiglio d’Europa, molti conoscono Castro per la scoperta del santuario di Atena, che ha reso concreta la descrizione, nell’Eneide, di questo luogo sulla costa salentina, in cui Virgilio immagina che sarebbe sbarcato l’eroe troiano con il suo seguito di migranti, fuggiti da Ilio, dopo che le fiamme appiccate dai Greci avevano cancellato la più grande metropoli del Mediterraneo antico.

Ma un altro eroe ha restituito la terra di Castro, feconda di racconti della sua storia; qualche anno fa, nel fondo Capanne, durante gli scavi condotti da Amedeo Galati e dal suo gruppetto di giovani archeologi, era stata identificata una buca di scarico del XII secolo, nel tempo dei Normanni e degli Svevi. All’interno erano numerosi frammenti di vasi, che l’occhio sapiente di Patricia Caprino aveva potuto riconoscere come provenienti dalle officine della Grecia e delle zona orientali del Mediterraneo, ricomponendo piatti, con invetriatura verde e crema, sui quali erano graffiti eleganti motivi floreali, a testimoniare il gusto raffinato delle tavole imbandite nel mondo bizantino. Ma alcuni frammenti avevano attratto l’attenzione degli archeologi per il colore giallo crema della vernice: recavano incisa la figura di un guerriero, campito al centro di una grande coppa; con il volto inquadrato da una folta capigliatura di ricci, il personaggio indossa una cotta di maglia, a squame in metallo, che copre tutto il corpo, sotto un alto corsetto, terminante in un gonnellino pieghettato. Non ha un atteggiamento pacifico, anzi, con uno spadone in una mano ed un pugnale nell’altra, appare impegnato in un combattimento con un drago serpentiforme dalla testa canina da cui pende una lunga lingua; le sue spire circondano quasi completamente il nostro eroe nel momento in cui la spada sta per colpire il collo del mostro. Fu proprio Patricia a riconoscere nel personaggio Digenis Akritis, il protagonista di un romanzo che ebbe una grande fortuna nell’Impero bizantino a partire dal X sec., quando la dinastia macedone conduceva campagne militari lungo i confini orientali, attestandosi sulla linea dell’Eufrate, dove le truppe addestrate degli Akriti contrastavano con successo gli invasori arabi.

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