Fine della storia

di Paolo Vincenti

“Sono un ragazzo sincero da dove cresce la palma

sono un ragazzo sincero da dove cresce la palma

e prima di morir io chiedo un verso puro dall’alma

Guantanamera, guajira guantanamera

guantanamera, guajira guantanamera”

( Guantanamera – Tradizionale- Zucchero)

 

“Storia di un viaggio”: così titola Dario Melissano la Premessa al suo libro fotografico Fin de la historia,  edito da Lumera Libri (2017). In effetti il volume testimonia il viaggio fatto dall’autore nel novembre 2016 a Cuba, in occasione dei funerali del Presidente Fidel Castro. Nove giorni di lutto nazionale, per quello che può essere considerato un simbolo dell’isola caraibica, che si sono conclusi con la grande parata a L’Avana, in Plaza de la Revolutiòn,  e poi col corteo che ha condotto il feretro di Fidel al cimitero di Santiago de Cuba, sua città natale.  Fin del la historia, dunque, perché davvero la scomparsa del grande leader della rivoluzione comunista cubana segna una svolta nella storia politica della nazione, dopo che il potere era stato preso nel 2006 dal fratello Raul in seguito ai problemi di salute di Fidel e al suo ritiro dalla vita pubblica. Dario Melissano ha voluto trovarsi lì, in quel frangente così importante, all’incrocio della storia e dei destini diremmo. Ha portato con sé i ferri del mestiere, ossia la macchinetta fotografica, ed ha iniziato a scattare. Ha ripreso alcune momenti di grande pathos per la scomparsa di colui che nel bene e nel male ha segnato l’isola di Cuba, baluardo del regime comunista, emblematicamente trasformata fin dall’invasione della Baia dei Porci del 1961, con l’embargo tuttora vigente, in una piazzaforte della resistenza anti imperialistica americana.

Dario Melissano, che vive ed opera a Corigliano d’Otranto, è fotografo, regista, scrittore. Molto impegnato nella difesa del nostro territorio e nella salvaguardia delle sue tradizioni, ha realizzato numerosi cortometraggi coi quali ha partecipato a concorsi e mostre.  Ha esposto le sue fotografie in diverse occasioni, anche in personali, in vari comuni della provincia di Lecce. È stato coautore, nel 2013, insieme col pittore Luigi Latino, della performance “Paura e potere”.  Le foto raccolte nel presente libro sono state esposte nella mostra collettiva d’arte contemporanea organizzata dall’Associazione Culturale “La Fornace”, tenutasi a Galatina dal 25 giugno al 15 luglio 2017.

Difficile rendere le immagini di una città feticcio, una città icona per eccellenza come Cuba, senza scadere nel banale, nel già visto. Eppure Melissano ci riesce attraverso la semplicità, con delle immagini minime della città simbolo, quelle della gente che si reca ai funerali di Castro, ma anche di ragazze e ragazzi che si abbracciano, di lavoratori forti e di donne ossute in preda alla commozione, di bambini che portano un fiore. Soprattutto, Melissano sfugge alla retorica ormai logora della città simbolo Cuba, con il documentare un evento specifico, per quanto mediaticamente clamoroso, ossia quello dei funerali del Leader Maximo, attraverso il breve foto libro. Fermo restando che ogni fotografia è un oggetto di senso, generato dal rapporto fra l’occhio e la mente, secondo la prospettiva semiotica di Jean-Marie Floch, ossia istituisce un rapporto di scambio fra fotografo e osservatore, lo specifico delle fotografie di Dario Melissano attiene alla tecnica del reportage, il servizio fotografico giornalistico realizzato su particolari teatri di guerra o cronaca mondiali. E consentaneo allo spirito del reportage,- in questo sembra ancorato alle teorie di Roland Barthes delle fotografie come impronte, – Melissano cerca di rendere il più fedelmente possibile le tracce dell’evento di cronaca internazionale cui ha assistito.  Lo fa, dandoci un documentario visivo di quanto accaduto nei giorni di Cuba, senza ridondanze artistiche, senza fronzoli, come lui stesso afferma, senza quella visione trasversale che è tipica della ricerca fotografica postmoderna.  Anche le foto non sono tagliate, edulcorate, ma stampate tel quels sulla pagina.

Melissano non allestisce dei set fotografici, la sua fotografia non è staged,  nulla concede alla mediazione artistica e alla plurisemanticità del messaggio visivo, egli non aspetta che accada qualcosa di straordinario per entrare in azione ma riprende il tutto con tecnica realista e ci trasmette la testimonianza di volti, espressioni, cose, per quello che essi sono o sono stati.  Indugia semmai sul dettaglio, sul particolare minimo, di soggetti ordinari, anonimi,  ed è bravo a renderci l’immagine identitaria di un popolo, quello cubano,  che continua a ridere alla vita, nonostante gli schiaffi della politica e le pedate della storia.

Grati per questo, a Dario Melissano.

 

Questa voce è stata pubblicata in Recensione e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *