AMP di Torre Guaceto e Porto Cesareo: due modelli da imitare

di Ferdinando Boero

Le Aree Marine Protette del Salento, a Torre Guaceto e a Porto Cesareo, sono ai vertici nazionali, e non solo, per incisività di gestione e successo nella progettualità. Sono portate a modello di gestione dal Ministero dell’Ambiente e ricevono riconoscimenti continui. Sono agli antipodi, per quanto riguarda le condizioni al contorno. Torre Guaceto, a terra, ha un’area protetta priva di insediamenti, mentre Porto Cesareo ha un tasso di abusivismo edilizio impressionante. I pescatori di Torre Guaceto sono pochissimi, mentre sono molto numerosi a Porto Cesareo. Potremmo dire che le due AMP rappresentano gli estremi opposti delle realtà in cui un direttore e un presidente di AMP, assieme ai loro staff, sono chiamati ad operare. In entrambi i casi, i risultati sono encomiabili.

Il motivo? Non sono riusciti i soliti tentativi di piazzare qualche parente o amico (o candidato trombato) nella catena di gestione. Sono state scelte, soprattutto per il ruolo di direttore, persone con formazione adeguata, che hanno alle spalle un curriculum di tutto rispetto. Non succede spesso. In molti casi queste realtà sono viste come qualcosa da “gestire”, dando alla gestione un solo significato: distribuire possibili finanziamenti agli amici degli amici. I fondi statali sono solo un seme, che deve germogliare in iniziative autonome che attirino altri finanziamenti, in modo da innescare un volano di progresso che si liberi dalle semplici elargizioni ministeriali. 

In molti, troppi casi si verifica che le amministrazioni locali gestiscano le AMP in modo clientelare, proprio come tutte le altre iniziative. Molte AMP italiane sono gestite malissimo, da persone incompetenti. Come avviene in molti altri settori della cosa pubblica.

L’AMP di Otranto-Leuca non dovrebbe correre questo rischio. I comuni sono molti e ogni sindaca o consigliere avrà di sicuro un figlio, una cugina, un fratello, un’amica, un elettore a cui vorrebbe affidare le sorti dell’Area Marina Protetta. Si innescherà quindi una competizione per piazzare la propria persona.

Dopo lunghi negoziati, di solito caratterizzati da veti incrociati, si spera che si arrivi a un risultato che indirizzi la scelta verso chi ha titoli adeguati per il compito. Non ci troverei nulla di strano se si chiamasse il figlio o la figlia di qualche amministratore locale, se avesse i titoli migliori tra chi si propone per assolvere al mandato di gestire l’AMP.

Ma è avvenuto ed avviene troppe volte che persone che mai si sono occupate di AMP si improvvisino esperte di AMP, proponendosi per “gestire” la nuova realtà. Assecondarle è la strada certa verso il fallimento e la conflittualità. L’unico faro da considerare deve essere la competenza, e la “storia” di chi si propone.

Accade troppo spesso che si improvvisino iniziative proposte da individui privi di qualsiasi esperienza o, peggio, con alle spalle storie di clamorosi fallimenti. Basta che ci siano le risorse e che si dica che “lo chiede il territorio”. Non basta che il territorio chieda qualcosa, bisogna anche chiamare le persone più adatte a far fronte a questa richiesta. Non basta che ci siano soldi a disposizione, per lanciare un’iniziativa. Ci devono essere le competenze.

Non ci dovrebbe essere bisogno di dirlo, ma la lunga lista di insuccessi e di spreco di risorse (penso ai fondi per la formazione, o al Pastis, la lista è lunga) deve essere di lezione per il futuro.

Se parliamo di ricerca scientifica, la qualificazione deve essere documentata da ricerche pubblicate su riviste di rilievo internazionale. Non ci vuole molto a verificarlo. Basta mettere il nome del presunto esperto tra virgolette e cercarlo su un motore di ricerca come Google. Da lì si può arrivare alla sua produzione scientifica e verificare se è rilevante o meno alla bisogna. Se vi dovete operare a un piede volete un ortopedico, non un cardiologo. E lo stesso vale per le altre branche della scienza, inclusa quella relativa alle AMP.

Il controllo delle credenziali è assolutamente necessario. L’Università del Salento ha prodotto molti laureati in scienze marine, e alcuni prestano la loro opera ai vertici e nello staff delle AMP salentine. Gli amministratori locali devono mettere da parte i campanilismi e i familismi (veri o di partito) e puntare alle competenze. Si tratta di una premessa necessaria per il successo della nuova AMP. L’Università del Salento ha lavorato moltissimo lungo questo tratto di costa e le conoscenze maturate sino ad ora devono ora essere impiegate con saggezza dagli amministratori, e anche il capitale umano che abbiamo formato e stiamo formando. La strada per il successo la mostrano Torre Guaceto e Porto Cesareo, non c’è niente da inventare (o da improvvisare).

[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, martedì 12 dicembre 2017]

 

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