Leggendo Galatina. Storia e Arte di Antonio Antonaci

di Pietro Giannini

Quelle che si registrano qui sono note risultanti da una lettura del volume di Antonaci; non vogliono essere una recensione, che richiederebbe una intenzione critica ed una valutazione comparativa che sono estranee alle mie intenzioni.

Comunque, anche la sola lettura attenta del testo consente di farsi una idea precisa della sua natura e dei suoi contenuti prevalenti.

Che il libro sia una ‘storia locale’ è detto chiaramente nella ‘Premessa’, dove si definiscono i rapporti con la ‘storia generale’ e dove si stabilisce che anche nella ‘storia locale’ non ci deve essere nessuna indulgenza verso la deroga da rigorosi canoni metodologici in materia di ricerca storica. Ma qui si rischia di entrare nella discussione critica, che intendo lasciare agli storici di professione.

Tornando alla lettura, voglio riassumere le mie impressioni che ne derivano proponendo quattro qualificazioni che a mio parere definiscono, anche se parzialmente, l’opera.

1) Enciclopedica. Il libro ambisce a riunire in sé tutti gli aspetti della vita di Galatina, sia sul piano diacronico che su quello sincronico: da quelli politici ed economici (che sono i più propri della trattazione storica) a quelli sociali, religiosi, folkloristici e financo linguistici (vedi il dizionarietto del dialetto galatinese). Ma tutti quanti tendono a saldarsi in una prospettiva antropologica, tesa a individuare un ipotetico “ghenos” galatinese (come Antonaci ama chiamarlo). L’aspirazione è ad una storia ‘totale’ (come dichiara lo stesso Autore) o, potemmo dire anche, ‘globale’.

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