La sospensione dei vincoli europei e la gestione del debito pubblico

di Guglielmo Forges Davanzati

Come è noto, a seguito della pandemia sono state sospese le regole europee del Patto di stabilità e crescita che impongono il limite superiore del deficit al 3% sul Pil e quello del debito al 60% del Pil, per permettere agli Stati di far fronte alla crisi più grave dalla fine della Seconda guerra mondiale. Di conseguenza il deficit e soprattutto il debito dei Paesi europei sono aumentati notevolmente, arrivando nella zona euro a una media del 100% e in Italia al 156% (2020).

La sospensione dei vincoli europei terminerà nel 2022. Questo pone dei seri problemi gestione del debito europeo. In particolare, crea problemi la regola che impone ai Paesi con debito eccessivo di ridurlo entro venti anni di un ventesimo all’anno per la parte eccedente il 60%. Questo obbligherebbe un Paese come l’Italia a realizzare surplus di bilancio del 6-7% l’anno. In parole più chiare obbligherebbe a tagli draconiani della spesa pubblica e a aumenti notevoli delle tasse, in un periodo in cui l’economia europea deve ancora riprendersi dalla crisi epocale in cui è piombata. Questa cosa non è né fattibile né sensata. Anche perché il costo del debito, cioè gli interessi che gli Stati debbono pagare su di esso sono passati dal 12% dell’inizio degli anni ’90, quando furono ideate le regole di Maastricht, al 3% attuale. A dirlo non è un “sovranista” qualsiasi, ma Klaus Regling, già negoziatore della regola del debito all’epoca di Maastricht e attuale direttore del meccanismo di stabilità europeo, l’Esm.

In vista di questi problemi, la Commissione europea ha iniziato un percorso della durata di due mesi che dovrebbe produrre una riforma delle regole del Patto di stabilità. La discussione vede i Paesi europei divisi in due schieramenti. Da una parte ci sono i cosiddetti “frugali”, otto Paesi del Nord Europa che, guidati dall’Olanda, vogliono mantenere le regole sul debito e sul deficit così come sono. Dall’altra parte, ci sono i Paesi mediterranei, Francia, Italia e Spagna, che sono per modificare quelle regole. La Germania, di gran lunga il paese più importante dell’Europa, non fa parte dei frugali, ma la coalizione Spd-verdi-liberali, che dovrebbe guidare il Paese nei prossimi anni, ha già fatto sapere che intende lavorare sulla base delle regole esistenti.

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