Ipotesi Grande Salento: un progetto su cui lavorare

di Francesco Strippoli

Esiste il Grande Salento? Esiste e ne è convinto il giornalista leccese Lino De Matteis che ha scritto un libro per tracciarne il profilo e avanzare qualche proposta: non in chiave separatista, come propongono coloro che vorrebbero elevarlo al rango di Regione autonoma; piuttosto per sollecitare uno sforzo cooperativo delle tre province di cui si discute: Brindisi, Lecce e Taranto.

Il volume di De Matteis (Storia del Grande Salento, edizioni Grifo) ambisce a «colmare una lacuna storiografica», in quanto rappresenta una sintesi delle vicende storiche di quella parte della Puglia che i bizantini chiamavano Terra d’Otranto. Infatti mentre sono numerose le produzioni analitiche sulle vicende delle singole parti di questo territorio, ne mancava un compendio. In secondo luogo, il volume analizza le vicende che prendono piede sotto il regime fascista. Circa un secolo fa, l’allora unica e grande provincia di Lecce viene smembrata: il circondario di Taranto se ne separa nel 1923 e diventa provincia autonoma, quello di Brindisi nel 1927 e nello stesso anno i due restanti circondari (Lecce e Gallipoli) costituiscono la nuova provincia di Lecce.

De Matteis mette in chiaro che nella invocazione a costituire un Grande Salento, in termini politici e financo istituzionali (vedremo), non vi è nulla dei vagheggiamenti di una Regione autonoma di cui qualche movimento politico si fa paladino. Sicché l’espressione Grande Salento altro non è che la «sintesi lessicale» per indicare il territorio che un tempo fu la Terra d’Otranto: espressione oggi inutilizzabile e fuorviante sul piano storico (la bella Otranto non è che un piccolo centro). Comunque lo si chiami quel territorio, a giudizio di De Matteis, «possiede una comune matrice storica e culturale, che è sopravvissuta anche allo smembramento istituzionale deciso sotto il Fascismo e allo sviluppo delle tendenze localistiche indotte dalla nascita di tre distinte province».

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