Le persone per bene


Sauro Pellerucci

Nel suo corposo volume (224 pagine in tutto) Pellerucci racconta anche che l’idea di valorizzare le persone per bene gli è venuta nell’agosto del 2015, quando per la prima volta, mentre era «”sconquassato” dal quotidiano bombardamento di notizie infauste, violenze, soprusi, omicidi, truffe, corruzioni, tradimenti, sversamenti inquinanti, incendi dolosi e furberie di altro tipo»,  è «riuscito ad alzare il velo che gli era calato sugli occhi», rendendosi pienamente conto che la vita di tutti giorni non corrispondeva a quel quadro a tinte fosche e, soprattutto, che «l’umanità è migliore di quanto normalmente ci si racconti a vicenda».

Da allora sono nati il premio ‘Io sono una persona per bene’, istituito nel 2016, e il libro appena pubblicato, che il 5 marzo sarà presentato in prima nazionale a Terni (dove Pellerucci vive e lavora) e il 23 marzo a Lecce, nell’ambito di un evento in cui saranno premiate delle “persone per bene” salentine. Il mondo delle persone per bene si articola in tre parti: la prima è dedicata alle persone per bene («chi riesce a riconoscere le persone per bene fa il proprio interesse, prima ancora di quello degli altri») e alla società del bene («Una società di persone per bene cresce sulla competenza empatica nel comprendere le situazioni vissute dagli altri»); la seconda all’economia del bene («Una parte dell’economia vorrebbe continuare a girare in modo lineare, come se questo fosse davvero possibile in un mondo in cui anche le più semplici regole della geometria e della fisica ci spiegano che ciò che non segue un moto circolare è destinato a disperdersi nel vuoto»); la terza e ultima alla sostenibilità («Quello in cui scopriremo che la sostenibilità non rappresenta soltanto un ideale economico, sociale e ambientale, sarà un bel giorno») e allo Stato del bene («Ogni singola persona per bene che sceglie di non occuparsi della cosa comune rappresenta un insuccesso della nostra società democratica»).

Nessuna dimensione della sfera pubblica e privata viene trascurata, insomma, in questo denso, colto e appassionato ‘manifesto del bene’, la testimonianza civile di un ‘rivoluzionario gentile’ («Sarà un bel giorno quello in cui verremo a sapere di essere entrati nell’epoca delle persone per bene e di aver finalmente assistito al trionfo della rivoluzione gentile») che, mosso da un’incrollabile e contagiosa fiducia nell’umanità, vive e interpreta i propri ruoli e le proprie responsabilità come preziose occasioni «per preparare un domani migliore», nella convinzione che «una persona per bene è qualcuno in cammino e non una dimensione da raggiungere. Essa è in ciascuno di noi, seppure siamo noi a non essere sempre in lei: a volte la teniamo in disparte e dimentichiamo quanto sia importante per il nostro benessere».

[“Nuovo Quotidiano di Puglia” del 5 marzo 2024]

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