Il PNRR, SVIMEZ e la sanità nel Mezzogiorno

È ben noto che le spese sanitarie dovrebbero semmai aumentare, in prospettiva, per effetto di numerose circostanze, che attengono alla domanda di cura. In particolare, ci si riferisce soprattutto all’invecchiamento della popolazione. Si tratta di questione ampiamente dibattuta. Il fenomeno è intenso nel Mezzogiorno ed è imputabile soprattutto alle emigrazioni giovanili e alla più marcata precarizzazione del lavoro (l’incertezza ad essa associata è una causa fondamentale del ritardo della diminuzione del tasso di fecondità). Lo scorso dicembre, la Ragioneria generale dello Stato ha reso nota la proiezione per la quale nel 2070 l’Italia avrà 5 milioni di over 65 in più (con una quota crescente di individui di età superiore agli 80 anni) e 3.5 milioni di giovani con età inferiore ai 20 anni in meno. Il numero medio di figli per donna, che dovrebbe essere pari a 2 per garantire un adeguato ricambio generazionale, è stabilmente fermo al valore di 1.5. Desta anche allarme l’aumento delle dipendenze patologiche (gioco d’azzardo, smartphone, alcolismo).

Occorre poi considerare che, almeno nel caso italiano, la riduzione dei finanziamenti al SSN si associa anche alla riduzione della spesa pubblica per la ricerca. Dal 2008 la spesa pubblica per R&S, in Italia, ha subito una costante riduzione e si è attestata allo 0,55% del PIL, per aumentare solo nell’ultimo triennio, giungendo allo 0,65%. Sommandola alla spesa privata si ottiene l’1,46 del Pil, percentuale di gran lunga inferiore a quella dei principali Paesi europei.

Occorre anche considerare che le speranze di potenziamento del SSN passano pressoché interamente dal buon esito del PNRR, soprattutto nel Mezzogiorno. Si ricorda, a riguardo, che il Piano prevede la destinazione del 40% degli investimenti nelle regioni meridionali. L’evidenza disponibile mostra difficoltà di realizzazione dei progetti previsti dal Piano, in linea generale e per quanto riguarda il sistema sanitario. A gennaio 2024 sono stati spesi solo l’equivalente del 7.4% dei fondi previsti. Il 75% dei progetti è in ritardo e si segnalano significativi ritardi negli appalti, soprattutto nel Mezzogiorno. Si tratta di un fenomeno che deriva soprattutto dal sottodimensionamento della pubblica amministrazione – a sua volta generato dai blocchi delle assunzioni dei decenni scorsi, per obiettivi di risparmio – e dall’elevata età media dei dipendenti pubblici, imputabile appunto al mancato ricambio generazionale. Il SSN non è esente da questi problemi, come è noto.

L’ultimo Rapporto SVIMEZ, in collaborazione con Save the Children, del febbraio 2024 mette in evidenza che il Mezzogiorno è l’area del Paese nella quale i servizi di prevenzione e cura sono più carenti e dove le distanze da percorrere per ricevere assistenza sono maggiori. Resta elevata, negli ultimi anni, l’emigrazione sanitaria, con “indici di fuga” dal Sud crescenti. Sono fondamentalmente due i dispositivi che hanno penalizzato il Sud in quest’ambito: il criterio della spesa storica, che ha riprodotto le diseguaglianze territoriali esistenti, e la mancata considerazione, fra i criteri di ripartizione del Fondo sanitario nazionale, della deprivazione sociale, maggiormente diffusa nelle aree più povere del Paese.

[“La Gazzetta del Mezzogiorno” del 18 marzo 2024]

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