“Italieni”, viaggio semiserio tra i tic del Belpaese

di Claudia Presicce

C’è lo spazio per la riflessione in un tempo che corre faticosamente verso il nulla? La domanda è certamente retorica perché si sa che lo spazio non c’è, viene cancellato artatamente insieme al tentativo di obnubilare coscienza critica e reattività in ognuno di noi. I lobotomizzati usano il tempo come viene loro scansionato sin dai primi giorni di consapevolezza: per studiare (il meno possibile, meglio scoraggiare troppa cultura) o lavorare (il più possibile per non pensare troppo alle contraddizioni della propria esistenza) o velocemente socializzare (meglio virtualmente), per poter poi comprare e consumare e ricominciare il ciclo vorticoso. E un giorno poi votare: anche in quel caso siamo spinti a seguire l’onda scandita da infinite componenti distraenti che limitano il più possibile che le capacità cognitive e intellettive sovrastino quelle emotive facilmente manipolabili da nuovi populismi, fascismi, liberismi, conservatorismi, ecc ecc.

Che si fa dunque? Si potrebbe pensare, ricominciare a pensare di poter cambiare le cose, unendosi in tanti pensieri per far diventare più forte il pensiero. E si può cominciare dal sorridere, analizzando le onde tragicomiche in cui galleggiano le nostre vite.

Sulla scia della satira, un po’ moraleggiante e picaresca al tempo stesso, ma sempre sul pezzo e sulle storture indimenticabili dei tempi nostri “Italieni” (Besa; 20 euro) di Paolo Vincenti fa il punto su tantissimi incredibili contrasti della società attuale. Il libro sarà presentato oggi ((((12 settembre))) alle 18.30 a Tuglie presso l’Unione servizi volontari; interventi di Paola Sperti e Raimondo Rodia. E anche venerdì 15 alle 20 a Corigliano d’Otranto presso vineria Mierò con Ada Fiore e Totò Costantini.

Vegani intransigenti e fastidiosi si analizzano accanto agli adulteri che hanno cambiato destino nel corso della storia, alle pizze simbolo dell’italianità più stereotipata riscoperte cibo pesante quando non composto da ingredienti di alta qualità, accanto alle oscenità di una società piena di imbroglioni e imbrogliati: sono, volando a caso, solo alcuni dei tantissimi temi trattati in questi brevi scritti. A volte diventano una sorta di espansione anche storica di fatti e misfatti che ci scorrono accanto senza sbalordirci più, fluiscono in un’assurda normalità accanto alle nostre esistenze. Altre volte narrano “semplici” cronache quotidiane: “Ritornando in città e al lavoro a settembre, dopo le ferie, ci si imbatte nella funesta torma di colleghi, creditori, imbonitori, bottegai, amici, parenti, compaesani e tanti altri molesti viventi che speravamo sepolti sotto le macerie del loro castelletto di imbecillità. Invece, ecco che si ripropongono con il sorriso ebete dei tonti, degli incuranti, col ghigno malvagio dei lestofanti, con l’indolenza dei parassiti…”. Sfacciate canaglie, ipocriti, arroganti e prepotenti impudenti sono i protagonisti dell’umanità presa di mira da Vincenti. L’autore, non nuovo a queste operazioni, ha raccolto nel libro pagine di suoi scritti pubblicati anche su riviste salentine e online e ne ha fatto un volume, con tanto di data per ogni “episodio” legato generalmente a oscene quotidianità.

Dice bene Massimo Melillo nell’introduzione: “la satira di Vincenti non proviene in maniera diretta dalla letteratura latina ma dall’evoluzione – in senso caustico, giullaresco, picaresco – che essa ha avuto nei secoli successivi”. E poi ravvisa l’antecedente più diretto nelle “pasquinate” con cui “si dileggiavano pontefici, regnanti, nobili e gente in vista”.

Ma, va anche detto, come commenta nella postfazione Maurizio Nocera, che nel libro “c’è un convitato di pietra per eccellenza: la televisione”. Scrive poi Nocera, associandosi al grido di dolore dell’autore: “Paolo è riuscito a scolpire in modo magistrale la caduta nella schifezza a precipizio della tv”.

[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, 12 settembre 2017]

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