L’anno prima della tempesta

di Paolo Maria Mariano

È di Eric Hobsbawm – è noto – l’idea che il Novecento sia, in realtà, un secolo breve, stretto tra l’inizio della Prima Guerra Mondiale e il termine della guerra fredda, 1914-1991. Il suggerimento di Hobsbawm emerge dal costatare che i due eventi determinarono cambiamenti essenziali non solo nei rapporti di forza tra le nazioni, alterando la geografia politica dell’Europa, almeno in parte, ma soprattutto nelle dinamiche della struttura sociale all’interno delle nazioni stesse. In quella visione, quindi, quella porzione del Novecento antecedente la Grande Guerra appartiene ancora all’Ottocento, per visione del mondo e articolazione della società. Quel secolo, l’Ottocento, lungo per contrasto, un’età d’imperi, parafrasando un altro titolo di Hobsbawm, deborda per stile e modi di vivere nel conteggio temporale novecentesco e porta in sé i germi di ciò che caratterizzerà il tempo immediatamente successivo.

È un’esposizione di scene tratte dall’ultimo anno di quel periodo, ancora pervaso da quieta incoscienza della guerra là da venire, che Florian Illies presenta nel suo “1913 – L’anno prima della tempesta” (Marsilio, Venezia, 2013), edizione italiana dell’originale tedesco “1913 – Der Sommers des Jahrhunderts” (si noti la differenza del sottotitolo), pubblicato nel 2012 dalla Fischer Verlag. È lo stesso editore tedesco da cui la casa editrice prende nome, Samuel Fischer, che appare a pagina 191, mentre, oppresso dall’otite, è a Venezia a festeggiare il diciannovesimo compleanno del figlio Gerhardt, “smagrito e febbricitante”, ed è cercato per questioni editoriali da Arthur Schnitzler che è appena giunto nella laguna con la moglie Olga e ha avuto giusto il tempo di fare un tratto di canali in gondola, dopo essere sceso al Grand Hotel. È questo uno dei frammenti che compongono il libro, descrizioni di situazioni che si sviluppano nei mesi del 1913.

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