Che cosa non funziona nelle università italiane

di Ferdinando Boero

Scandalo concorsi all’Università di Catania, il Rettore sotto accusa, assieme a tutto il sistema di reclutamento dell’Università. Un escluso ha fatto ricorso e ha denunciato, la giustizia ha iniziato a indagare e le intercettazioni hanno evidenziato il “sistema”: l’Università italiana è marcia! Da appartenente al mondo dell’Università mi sento di dire: se i nostri laureati fuggono dal paese e trovano lavoro all’estero, vuol dire che li prepariamo in modo competitivo e che il sistema funziona così bene da produrre laureati competitivi. È il paese che li espelle ad essere “marcio”. Però… non è proprio così. Il sistema dei concorsi è poco trasparente e l’accanimento burocratico per renderlo sempre più trasparente sta portando a estremismi formali in cui sono i TAR a decidere i vincitori. Dico subito come la penso: per me i concorsi non ci dovrebbero essere. Ogni Università dovrebbe chiamare chi le pare. E ogni Università dovrebbe essere sottoposta a rigorose valutazioni dell’efficacia della sua didattica e della sua ricerca, come risultato delle scelte nel reclutamento. Sono le produzioni scientifiche e l’attrattività di finanziamenti competitivi a certificare la bontà delle scelte, non la correttezza degli atti formali. Gli obiettivi devono prevalere sugli adempimenti. E questo sta succedendo. Le Università ricevono finanziamenti maggiori se assumono buoni professori, valutati bene. All’Università del Salento, ad esempio, una dozzina di docenti con produzione scientifica risultata ottima nelle ultime valutazioni del sistema universitario ha reso possibile la dichiarazione di eccellenza di un Dipartimento, e questo ha portato diversi milioni di euro di finanziamenti. Chi sceglie professori eccellenti viene premiato. La domanda successiva è: le Università sono coerenti nell’incentivare chi ottiene buoni risultati? I soldi che arrivano grazie a questi docenti sono spesi per valorizzare le loro potenzialità? Perché può accadere che prevalgano (per alzata di mano) posizioni tipo: gli eccellenti sono già eccellenti, dobbiamo usare i fondi arrivati grazie a loro per far diventare eccellente chi non lo è! E le risorse vanno a chi non ha buoni risultati, mentre si mortifica chi ha contribuito ad ottenere finanziamenti supplementari. Avviene allora che altre Università “facciano la spesa”, attirando i docenti mortificati dalle loro università di appartenenza attraverso il mancato riconoscimento dei loro meriti e con l’uso per realizzare “altro” delle risorse che hanno contribuito a portare. Le università dove prevale la dittatura della maggioranza che invoca le divisioni a pioggia, sempre più spogliate dei loro elementi migliori, sono destinate alla retrocessione a esamificio, e spesso e volentieri poi se ne lamentano. Le Università che attirano i docenti migliori non li “rubano”: le università “derubate” spesso sono felicissime di far andar via personaggi ritenuti scomodi. Per poi lamentarsi di pessime valutazioni, giocando la carta del vittimismo. 

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