Il sottofinanziamento della ricerca scientifica e la ‘quarta rivoluzione industriale’

di Guglielmo Forges Davanzati

Il nuovo esecutivo dovrà gestire una fase non semplice del ciclo economico e l’economia italiana non può più permettersi di avere una classe dirigente che ragioni esclusivamente in un’ottica di breve periodo ai fini dell’acquisizione di consenso. Un primo segnale che ci si aspetterebbe da un governo interessato a una prospettiva di crescita economica di lungo periodo è il ripristino di un livello ‘fisiologico’ del finanziamento delle Università e della ricerca scientifica. Vi è, infatti, un diffuso accordo fra gli economisti sul fatto che la ricerca scientifica è il primo fattore che traina la crescita economica, oltre che lo sviluppo civile di un Paese. E, nel caso italiano, il rafforzamento dei centri di ricerca porrebbe rimedio a un vero e proprio paradosso: l’esistenza di un’ampia platea di giovani con livelli elevati di istruzione, costretti a emigrare per l’impossibilità di essere assunti nel settore della formazione e della ricerca. Il caso della carenza di medici nel servizio sanitario nazionale è, in tal senso, emblematico. Così come dovrebbe destare preoccupazione il dato per il quale solo l’8% delle imprese italiane (peraltro tutte localizzate nel Nord del Paese) utilizza un solo dispositivo della cosiddetta quarta rivoluzione industriale (la rivoluzione dell’Internet delle cose, della robotizzazione, dell’automazione, dei big data, delle stampanti 3D).

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