Itali-e-ni 32. Elogio del matrimonio

di Paolo Vincenti

Ritornerò in ginocchio da te
l’altra non è, non è niente per me

(“In ginocchio da te” – Gianni Morandi)

Chiaro che il diritto deve adeguarsi ai tempi. In questo senso, più che giusto che l’adulterio, che nel codice penale del 1930 era un reato esclusivamente femminile, fosse allargato ad abbracciare anche la responsabilità maschile, e soprattutto che nel 1968 fosse depenalizzato, dichiarando l’illegittimità costituzionale di quel retrivo articolo e il suo contenuto discriminatorio nei confronti della donna. L’adulterio certo porta intorno a sé un’aura di peccato in un Paese cristiano cattolico come il nostro. Nell’Antico Testamento, l’adulterio viene considerato gravissimo peccato. Nel Levitico 18:20 è scritto:  “Non avrai relazioni carnali con la moglie del tuo prossimo per contaminarti con lei”. E più avanti: “Non avrai con maschio relazioni che si hanno con donna, è abominio. Non ti abbrutirai con alcuna bestia, è una perversione. Non vi contaminerete con nessuna di tali nefandezze, poiché con tutte queste cose si sono contaminate le nazioni che io sto per scacciare davanti a voi”.  Questa infrazione è considerata tanto grave da meritare la morte. “Perché quanti commetteranno alcuna di queste pratiche abominevoli saranno eliminati dal loro popolo”. Anche nel Deuteronomio (22:22) si parla di adulterio e fornicazione: “Quando un uomo verrà colto in fallo con una donna maritata, tutti e due dovranno morire, l’uomo che ha peccato con la donna, e la donna. Così toglierai il male da Israele”. E ancora: “quando una fanciulla vergine è fidanzata e un uomo, trovandola in città, pecca con lei, condurrete tutti e due alla porta della città e li lapiderete così che muoiano: la fanciulla perché essendo in città non ha gridato, e l’uomo perché ha disonorato la donna del suo prossimo. Così toglierai il male da te”. Menomale che poi è intervenuto Gesù Cristo a mitigare nel Nuovo Testamento i dettami della legge mosaica. Ci si riferisce al noto episodio dell’adultera, che il Nazareno sottrae alla lapidazione pronunciando la famosa massima: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei” (Giovanni 8:5,8:7), che tanti pretesti ha fornito ai più incanagliti fornicatori e sodomiti per perpetrare i loro peccati con la coscienza preventivamente assolta. La legge mosaica, al pari dell’islamismo, era feroce nei confronti di chi fornicava al di fuori della relazione coniugale e i puttanieri d’antan rischiavano la pelle, così come le bottane che, se colte in flagranza di reato, potevano anche essere eliminate per strangolamento. Deuteronomio (22:25): “Ma se l’uomo trova per i campi la fanciulla fidanzata e facendole violenza pecca con lei, allora dovrà morire soltanto l’uomo, ma non farai nulla alla fanciulla”. Menomale!

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