Sulla modernità letteraria

di Sebastiano Valerio

Il volume Metodo e passione. Studi sulla modernità letteraria in onore di Antonio Lucio Giannone è l’occasione non solo per fare il bilancio degli studi del critico pugliese, a cui è riservata una ricchissima appendice bibliografica, ma anche per proporre una riflessione sulle tendenze che hanno caratterizzato gli studi di letteratura contemporanea in questi anni. Dal tardo Settecento ai giorni nostri, il volume presenta una galleria di saggi, dedicati a poeti, prosatori e critici che hanno spesso privilegiato l’analisi di specifici testi o episodi, mostrando come la cultura letteraria abbia saputo interpretare, spesso in modo precoce, i fenomeni che hanno caratterizzato l’età moderna e contemporanea.

Attraversare il volume di studi in onore di Lucio Giannone (Metodo e passione. Studi sulla modernità letteraria in onore di Antonio Lucio Giannone, a cura di Giuseppe Bonifacino, Simone Giorgino, Carlo Santoli, Napoli, La scuola di Pitagora, 2022, 2 tomi, pp. 1076) significa passare in rassegna una straordinaria galleria di maestri e amici che hanno dedicato a lui ben 1075 densissime pagine,  dalla Lettera di Simona Costa (pp. 1-5) che apre il volume, al primo saggio di Aldo Morace dedicato ad Alessandro Verri romanziere, fino al saggio di Paolo Giovannetti, che ci introduce nelle discussioni sulla metrica installativa. Non si può però prescindere da quanto i curatori del volume hanno scritto in premessa, quando hanno giustificato il senso di un titolo, Metodo e passione, in cui è possibile leggere una vera e propria endiadi, perché metodo e passione rappresentano le due facce di una medesima medaglia che è quella che ritrae l’effige di studioso e intellettuale che è  Lucio Giannone. Ma accanto a questa vi è un’altra endiadi che i curatori mettono subito in luce: “stima e affetto”, che sono il chiaro riflesso dell’opera scientifica e umana di Giannone nella comunità di studiosi che attorno a lui si sono riuniti, in questo volume, mettendo in evidenza come tutta la sua opera critica, oltre che confrontarsi con i maggiori in modo sempre originale, sia stata tesa ad esplorare zone spesso impervie e poco frequentate della letteratura. Leggo dall’introduzione (p. XX):

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