Itinerario di Mino delle Site

di Antonio Lucio Giannone

Mino Delle Site è considerato uno degli esponenti più significativi dell’aeropittura futurista degli anni Trenta. Il suo nome è entrato ormai di diritto nella storia del movimento marinettiano e i suoi dipinti di quel periodo figurano costantemente nelle principali mostre ad esso dedicate, che si tengono sempre più spesso in Italia e all’estero. Ma l’esperienza artistica di Delle Site non si può racchiudere interamente nell’ambito dell’aeropittura, che pure ne rappresenta, come ha scritto giustamente Enrico Crispolti, “il cardine ideologico e immaginativo”[1]. Anche altri aspetti e fasi della sua opera meritano di essere adeguatamente messi in luce. Egli infatti ha svolto un’intensa attività per oltre sessant’anni operando in svariati settori, dalla pittura murale alla cartellonistica turistica, dalla grafica all’illustrazione, dalla decorazione alla scenografia, oltre che nella pittura da cavalletto, in una dimensione globale del fare artistico, proprio secondo la lezione più autentica del futurismo. Un artista “totale”, dunque, al quale questa monografia, che si pubblica in occasione del centesimo anniversario della nascita, intende rendere omaggio con una scelta di opere che, pur privilegiando il momento fondamentale dell’aeropittura, non trascura nemmeno altre sfaccettature importanti della sua ampia e variegata  produzione.

Ripercorriamo allora le diverse fasi dell’itinerario artistico di Delle Site, qui tutte puntualmente rappresentate. Determinante sulla sua formazione fu la lezione di Geremia Re,  insegnante nella  Scuola statale d’arte di Lecce, dal quale gli derivò un’accurata preparazione tecnica e la prima conoscenza delle esperienze artistiche contemporanee. L’influenza di Re è evidente anche nei primi dipinti, caratterizzati dal tentativo di superare il piatto naturalismo ancora imperante nel Salento mediante un uso più vibrante e modulato della forma e del colore, come nella Natura morta del 1932. Altri validi modelli per il giovane Delle Site, nell’ambiente leccese, erano i pittori Michele Massari, Temistocle De Vitis e Mario Palumbo, tutti allineati, come Re, anche se non rigidamente, su posizioni “novecentiste”.

Ai primi anni Trenta risale anche la serie dei raffinatissimi acquerelli su carta, tra art déco e “stile 900”. Si tratta di progetti per lampade, tendaggi, cuscini e pilastri, che dimostrano il precoce interesse del pittore per le arti applicate.  In questo ambito si collocano pure fantasiosi studi di lettere dell’alfabeto, di fiori e di nature morte, ricchi di elementi decorativi stilizzati e geometrizzati, secondo il gusto dell’epoca, e di temi iconografici tipici, come animaletti, foglie, nuvole, vasi, ecc.

Ma questi anni appartengono ancora, per così dire, alla “preistoria” artistica di Delle Site. La vera storia della sua pittura ha inizio soltanto col trasferimento a Roma, dove nel settembre del 1930 si reca per frequentare il Liceo artistico annesso all’Accademia di Belle Arti.  Qui, qualche mese dopo, rimane come folgorato dalla visita della “Prima mostra di aeropittura – Omaggio futurista ai transvolatori”, svoltasi alla Camerata degli artisti in Piazza di Spagna nel febbraio del 1931. Quell’avvenimento “esplosivo” (come lui stesso lo definirà) sarà destinato infatti a incidere profondamente sugli sviluppi della sua carriera, oltre che sui suoi più radicati convincimenti artistici e ideologici. In quell’occasione conosce direttamente Marinetti e gli altri espositori, da Balla a Benedetta, da Diulgheroff a Dottori, da Fillia a Oriani, da  Prampolini a Tato, e aderisce quindi in maniera ufficiale al futurismo che sente intimamente congeniale al suo temperamento. “Il mio passaggio è stato automatico, – ha dichiarato più tardi in un’intervista – naturale, senza sofferenze o traumi, perché quel mondo era speculare a ciò che evidentemente avevo in me”[2]. E in un’altra occasione ha chiarito ancora che col futurismo  sentiva di esprimere “ogni aspetto della dinamica forma-colore”[3]. L’aeropittura sarà da allora, per Mino Delle Site, una sorta di bandiera, della quale è stato orgoglioso fino al termine della carriera e dell’esistenza, il suo “credo” a cui è rimasto sempre fedele.

Nata ufficialmente col Manifesto del 22 settembre 1929, pubblicato sulla “Gazzetta del Popolo” di Torino, l’aeropittura intendeva attuare, sulla base di una riproposta dei principi boccioniani del dinamismo plastico, della compenetrazione dei piani, della simultaneità, una sintesi pittorica di sensazioni e di emozioni suggerite dall’ “immenso dramma visionario e sensibile del volo”. Nel Manifesto si afferma, fra l’altro, che “il principio dell’Aeropittura è un’incessante e graduata moltiplicazione di forme e colori con dei crescendo e diminuendo elasticissimi, che si intensificano o si spaziano partorendo nuove gradazioni di forme e colori”[4].

Non c’è dubbio che l’intera esperienza aeropittorica di Delle Site si collochi nel versante dell’ “idealismo cosmico” teorizzato da Enrico Prampolini, che “esalta il tema del volo in termini allora fantascientifici di navigazione spaziale ed elimina il lato puramente sensibilistico e vedutistico, insistendo su una  complessità organica e bio-plastica di rappresentazione”[5]. In uno scritto teorico, apparso nel catalogo della Mostra futurista di aeropittura e di scenografia, svoltasi nella galleria Pesaro di Milano nell’ottobre-novembre 1931 Prampolini così scriveva: “Io vedo nell’aeropittura il totale superamento dei confini della realtà terrestre, mentre si sprigiona in noi, piloti inestinguibili di nuove realtà plastiche, il desiderio latente di vivere le forze occulte dell’idealismo cosmico”[6].

Questa particolare versione dell’aeropittura, che si contrappone a quella documentaristica e descrittiva di pittori come Crali, Tato e Ambrosi, viene originalmente sviluppata da Delle Site in direzione lirico-evocativa, con un raffinato cromatismo dal caldo timbro mediterraneo, che ricorda, come lui stesso amava ripetere,  “i colori di Terra d’Otranto”. Nella sua opera comunque evidenti risultano anche le suggestioni di Gerardo Dottori nella trasfigurazione lirica del paesaggio e di Fillia nella tendenza mistica e spiritualistica.

Gli anni che vanno dal 1932 al 1934-35 coincidono quindi con un periodo di straordinario fervore creativo vissuto dal pittore leccese. In questi anni infatti, subito dopo la nuova, entusiasmante scoperta, egli si mette ad esplorare tutte le nuove possibilità che la più recente tendenza del futurismo in campo pittorico poteva offrire, dando vita a una cospicua serie di opere, di vario formato e di varia tecnica, le quali dimostrano già una sorprendente maturità e una indubbia originalità nel panorama della pittura futurista di quel periodo.

In particolare, Delle Site si dedica a fermare, quasi freneticamente, impressioni e sensazioni ispirate dal volo in innumerevoli acquerelli, pastelli, disegni a matita, che poi svilupperà in oli e tempere di dimensioni maggiori. In tutte queste opere è presente, quasi al completo, il repertorio iconografico canonico dell’aeropittura: sagome di aerei e di piloti, che a volte si compenetrano, eliche rotanti, scie luminose, fasci di nuvole, aeroporti, piste, hangars, maniche a vento, torri di controllo, fari. Ma vi compaiono anche evoluzioni aeree (decolli, planate, virate, atterraggi, picchiate), che disegnano inedite prospettive. E, ancora, paesaggi cosmici, ritmi interplanetari, che sembrano preannunciare la conquista dello spazio, avvenuta in tempi più recenti, con i viaggi delle sonde lanciate in direzione dei pianeti più lontani del sistema solare.

Ma tutti questi elementi figurativi  non sono fini a se stessi, in quanto servono a Delle Site anche per esprimere la sua visione del mondo, oltre che una concezione pittorica ben definita. Nelle sue opere, infatti,  non si assiste a una pura celebrazione delle macchine volanti, né a una realistica raffigurazione di città e paesaggi visti dall’alto, come avviene nel versante documentaristico dell’aeropittura. Sono altri piuttosto i motivi che si intravedono e che stanno a cuore all’artista: uno slancio in direzione cosmica, un desiderio di elevazione e di fusione con l’universo, il contrasto spirito-materia, una visione unanimistica dell’uomo e dello spazio, in linea anche con certe letture esoteriche fatte dal giovane pittore e piuttosto diffuse nell’ambiente artistico e letterario romano di quel periodo. L’esaltazione del volo insomma, in Delle Site, è di carattere lirico-emozionale ed ha una forte valenza spiritualistica, quasi metafisica si potrebbe dire. E, a tale proposito, particolarmente significative tra le sue opere, sono Volo al 7° cielo, del 1932,  Il pilota aliluce, del 1933, Fuga in altezza, del 1934.

Non mancano, comunque, nella produzione pittorica di questi anni, anche altri temi, come quello della velocità, emblematicamente rappresentato, in Dinamismo, del 1933, dalla sfera lanciata da una fionda o temi sacri, come in Madonna dell’Ala e Annunciazione, del 1932, sollecitati dal Manifesto dell’arte sacra futurista del 1931, firmato da Marinetti e Fillia. Compaiono anche visualizzazioni di suoni, come Suono di flauto e Suono di banjo, del 1932, e immagini primordiali, come Genesi e Paradiso perduto, sempre  del 1932, che riportano “l’idea della conquista del mondo siderale  all’archetipo del ‘paradiso perduto’, cioè al primitivismo edenico di una condizione psichica e spirituale assoluta”[7]. Presenti sono pure i ritratti, dai quali emergono anche le caratteristiche intellettuali dei personaggi rappresentati. Si vedano quelli del fondatore del movimento, F. T. Marinetti,  dell’ingegnere Gianni Caproni, famoso costruttore aeronautico, e dei compagni dell’ avventura futurista leccese, l’“aeropoeta” parolibero Vittorio Bodini, il giornalista Ernesto Alvino e il “futurarchitetto” Giovanni Serrano.

Fu proprio Enrico Prampolini a presentare Delle Site in occasione della sua prima esposizione, che avvenne a Roma nel 1932 presso la galleria “Bragaglia fuori commercio”, definendolo “uno tra i più giovani e fantasiosi aeropittori dell’avanguardia artistica italiana”. Entrando nel merito della sua produzione, osservava poi: “La civiltà delle macchine, palpitante e magnetica, è l’ispiratrice e, come tale, una delle componenti più sentite della personalità artistica del nostro aeropittore. Tutti i temi che esaltano la velocità nel cielo, sull’acqua e sulla terra, trovano in Delle Site un attento interprete della simultanea compenetrazione dell’uomo + macchina + ambiente, ossia: l’insieme emotivo della reciprocità dei momenti-forma-spazio”[8].

A Roma Delle Site espose una serie di acquerelli dal titolo Maschere-stati d’animo, nei quali la delineazione dei tratti psicologici del volto, che preannuncia il suo interesse per la fisiognomica, è affidata unicamente alla strutturazione formale. La sua prima mostra di aeropittura si svolse a Lecce nel febbraio del 1932 e rappresentò il momento culminante della breve avventura futurista nel Salento[9]. Presentatore ufficiale della manifestazione, che provocò numerose polemiche nell’ambiente cittadino, fu il capogruppo del Futurblocco leccese, il poeta Vittorio Bodini, coetaneo e già compagno del pittore nelle prime classi delle scuole elementari, che scrisse vari articoli sulla mostra. In uno di questi si soffermava sulle originali caratteristiche dell’opera dell’amico, quali la sostituzione delle cornici con la “cromoplastina”, un impasto di sua composizione, e la pittura “politecnica”, giudicata meno “audace”, ma più originale della pittura polimaterica di Prampolini[10]. In un altro, metteva in rilievo l’assoluta novità della pittura di Delle Site in un ambiente artistico fermo ancora, a suo giudizio, ai canoni della pittura naturalistica di fine Ottocento: “Delle Site non presenta mazzi mazzi mazzi di fiori né cocomeri carote pernici pesci  o raccontini a colori, ma sinceri brani della sua anima profondamente mistica che si manifesta in sinceri quadri sacri […]; in ritratti, che ritraggono anche le fattezze fisiche ma soprattutto le sagome spirituali; in paesaggi dolcissimi in cui lo spirito vorrebbe eternamente villeggiare; finalmente in aeropitture in cui l’anima delle stratosfere, felicemente intuita, si compenetra con quella dei velivoli ebbri di velocità, di conquista dello spazio orizzontale + verticale, di lotta aerea, etc.”[11].

Anche Ernesto Alvino, in una recensione, pur esprimendo alcune riserve verso alcuni dipinti, ne apprezzava altri, come quelli di ispirazione religiosa, i ritratti e i paesaggi. Alla fine, traendo le conclusioni, scriveva: “Ecco dunque un giovane artista leccese molto serio, che dipinge con tutta la sua anima e che giunge a delle chiare manifestazioni degne del più sicuro e più luminoso avvenire”[12].

La mostra suscitò, come s’è detto, vivaci reazioni negli ambienti più tradizionalisti della città e sulla stampa locale. Il settimanale leccese “Il Corriere del Salento”, ad esempio, in un corsivetto intitolato Carnevale in arte [13], sferrò un violento attacco all’espositore e al suo baldanzoso presentatore, accomunandoli nello stesso biasimo, in nome dei valori “eterni” dell’arte. Il pittore  rispose con una breve nota non firmata apparsa sul periodico romano “Futurismo”, nella quale invitava l’autore di quel corsivo a cambiare mestiere, perché non avrebbe mai potuto comprendere “l’intrinseca bellezza dell’arte antica e gli sforzi e le conquiste di quella moderna”[14].

Delle Site collaborò anche, con un paio di articoli, a “Vecchio e Nuovo”, il settimanale diretto da Alvino, sul quale si svolsero le battaglie dei futuristi leccesi per lo “svecchiamento” della provincia. In uno di questi entrava in polemica col naturale antagonista del futurismo, il Novecento, prendendo di mira uno dei bersagli preferiti dei futuristi, Carlo Carrà, il quale, a sua volta, non perdeva occasione di attaccare i suoi ex compagni. “La compagnia di Carrà – scriveva il giovane artista – non fa altro che costruire un primitivismo anormale e anacronistico”. Il Novecento, a suo giudizio, aveva compiuto una “puerile deformazione statico-fisica della natura”, facendo “retrocedere di otto secoli” la storia dell’arte. Ai futuristi, che rappresentavano “lo spirito dell’epoca”, Delle Site rivendicava invece il merito di avere recato alcuni indiscutibili benefici all’arte: “La nostra sensibilità è assolutamente spirituale, trasfigurazione dell’aero-terrestre, valore del cromaticismo, dinamismo, esaltazione lirica della macchina”[15].

Nel 1937 Delle Site realizzò un’opera imponente, andata purtroppo perduta. Si trattava della decorazione parietale di alcuni ambienti della Casa dello Studente, nella nuova Città universitaria romana. In particolare, nella palestra dipinse Il giuramento dell’atletaLa mèta e Gli sport, nella sala di lettura Il sapere e Roma nei secoli, nella sala da pranzo (o salone delle feste) Città universitaria. In una preziosa testimonianza, apparsa su “Artecrazia”, Gerardo Dottori scrisse che si trattava di un’opera “di mole”, nella quale l’artista aveva dimostrato “padronanza di mezzi tecnici, ricca fantasia e insieme senso di armonia della composizione e del colore”. Specialmente nei dipinti della sala di lettura, a giudizio di Dottori, Delle Site aveva dato “la misura della sua abilità e delle possibilità di creare opere di largo respiro”[16].

Più recentemente, a proposito di quest’opera, Walter Guadagnini ha notato la “grande capacità tecnica di Delle Site, il dominio dello spazio della pagina”, che emerge anche dai bozzetti rimastici. È sufficiente infatti, secondo il critico, guardarli con attenzione per averne un’immediata riprova. “Delle Site – scrive – non rinuncia alla propria lingua pittorica, ma la adatta allo scopo: evidenzia nei quadri per la palestra l’icona significativa, senza il timore di risultare esornativo; crea uno spazio prospettico nel Salone delle feste, conferendo all’elemento architettonico il valore di quinta, semplificando la struttura senza nulla sacrificare del valore simbolico dell’immagine”[17].

Per tutti gli anni Trenta, il pittore leccese partecipò alle più importanti manifestazioni nazionali ed europee del movimento futurista, tra le quali ricordiamo: la mostra “Omaggio a Boccioni” (Milano, 1933), la “Prima mostra nazionale futurista (Roma, 1933), l’“Esposizione italiana di aeropittura” (Amburgo-Berlino, 1934), la “Mostra futurista itinerante di aeropittura (Vienna – Atene, 1935), la II e la III “Quadriennale d’arte” (Roma, 1935, 1939), la XX e la XXI “Biennale internazionale d’arte” (Venezia, 1936, 1938), la “II Mostra di plastica murale” (Roma, 1936).

L’attività di Delle Site non rimase limitata però esclusivamente nell’ambito dell’aeropittura, ma si estese, già allora, anche ad altri settori di ricerca, in linea del resto con quella tendenza verso la “ricostruzione futurista dell’universo”, che caratterizza tutta l’esperienza del movimento marinettiano negli anni Venti e Trenta. Nella già ricordata Mostra nazionale, svoltasi a Roma nel 1936, l’artista salentino espose alcuni progetti di plastica murale, tra i quali Traffici marittimi. Si cimentò anche nel settore della moda, realizzando studi di “giacca razionale” per uomo, di colletti e cravatte metalliche, di “cappello aerodinamico con visiera mobile”, di “tuta termica”, maschile e femminile[18]. Coltivò ancora la scultura, l’illustrazione, la pubblicità  e, anche se sporadicamente,  la ricerca poetica, con prove parolibere basate sulla tecnica onomatopeica, alternate a composizioni più tradizionali.

Dopo la guerra, che segnò anche la fine dell’esperienza futurista, iniziò una nuova stagione della pittura di Delle Site, sulla quale non poco dovette influire il clima di sospetto, se non di rifiuto, che incominciò a circondare da allora il movimento marinettiano da parte della cultura italiana ufficiale. Questo periodo, che arriva fino alla metà degli anni Cinquanta, potrebbe essere considerato come una sorta di “ritorno all’ordine”, se confrontato con il precedente, per via di un chiaro recupero della figurazione. Tale mutamento venne chiaramente avvertito, in un articolo del 1956, da Fernando Manno, che tentava una prima periodizzazione dell’opera di Delle Site: “Dal 1940 – scriveva Manno – l’astrattismo […] si riplasma nell’oggetto reale, insomma la natura ritorna come oggetto, le forme si configurano in emozioni più concrete. […] la forma si muove sino a sciogliersi in oggetti, in immagini liriche, in una poesia del paesaggio, in cui l’esperienza formale precedente vale ad arricchire la fantasia cromatica e narrativa di densità di impressioni, di spiraloici gorghi di nubi, di suggerimenti indefiniti di atmosfere”[19].

Nemmeno allora però Delle Site rinnegò quei principi innovatori, ai quali aveva così fervidamente creduto. Il recupero della figurazione, infatti, avveniva sulla base della lezione formale del futurismo, alla quale si aggiungeva quella, altrettanto decisiva, del postcubismo, entrato a far parte stabilmente del patrimonio artistico italiano con la fine del secondo conflitto mondiale e la conseguente caduta delle barriere protezionistiche in campo culturale.  Le prove di Delle Site di questo periodo, anzi, a giudizio di Giuseppe Gatt, si inserivano “pur con una loro nitida fisionomia stilistica ed una loro problematica culturale” proprio nel “dialogo” tra futurismo e postcubismo “offrendo tuttavia spunti non solo di originalità […] ma in alcuni casi di vera e propria proposta di superamento”. Da un lato, quindi, continuava il critico, “la lezione futurista (di Balla e Boccioni in modo specifico) se pure aperta ad un dialogare formale speditissimo – più sintetico che analitico […]; dall’altro, l’immanenza di una tradizione italiana postcubista che ha avuto le sue punte massime e più recenti negli assunti di alcuni tra i più attenti artisti d’avanguardia”[20]. A quegli anni risalgono ritratti, come Figura seduta, del 1947 e Il gentiluomo, del 1949, nature morte (Composizione orizzontale, del 1949, Osteria, del 1957), e   paesaggi (Finestra, del 1950), oltre a una straordinaria serie di disegni a china pubblicati su vari giornali dell’epoca.

Lungo tutti gli anni Cinquanta e fino ai primi Sessanta, Delle Site coltiva anche un settore particolare, quello del manifesto turistico, nel quale ottiene diversi premi e riconoscimenti in concorsi nazionali e internazionali. Sono numerosi i cartelloni da lui realizzati, dedicati a luoghi (paesi, città, regioni) o a manifestazioni varie, che meriterebbero un’attenzione specifica. Tra questi, figurano anche quelli dedicati al Salento, del 1956, e alla Puglia, del 1960. Anche qui risaltano le consuete qualità dell’artista: la sapiente costruzione della composizione, la capacità di sintesi, la felice scelta degli elementi descrittivi. Nel manifesto dedicato al Salento il pittore offre un’efficace sintesi di elementi caratterizzanti la storia e il paesaggio di questa terra: i dolmen, i menhir, le grotte, mentre nel cartellone relativo alla Puglia una finestra spalancata immette su un tipico paesaggio marino della regione, mentre in primo piano spicca una opulenta natura morta con frutti tipici.

Dalla metà degli anni Cinquanta ha inizio ancora un’altra fase dell’opera dellesitiana, caratterizzata da una ricerca astratta di tipo geometrizzante, che dà vita a immagini fortemente strutturate, animate da un interno dinamismo, con evidenti echi futuristi. La prima opera di questo periodo  si può considerare I giorni, del1956, costruita per forme geometriche, “variamente colorate di luci di natura, in cui prevale l’azzurro e il rosa, tanto che si potrebbe pensare ad una apologia del mattino e del risveglio”[21]. Altre opere appartenenti a questa fase sono Preghiere, del 1963, Domani, del 1965, Irradiazione, del 1965, New York bridge, del 1964, New York structure e Strada del pensiero, del 1965, nelle quali Delle Site “reinventa una propria presenza fedele intrinsecamente all’ideologia dinamica futurista e tuttavia intimamente partecipe di nuove prospettive di epifanica visionarietà fra lo scientifico e il fantascientifico, fra la struttura dinamica della materia e il dinamismo cosmico; gestite tuttavia sempre in quel dosaggio lirico che gli è congeniale”[22].

Dagli anni Settanta in avanti, infine,  Delle Site  ha rivisitato, con rinnovato entusiasmo e vigore, forme e tematiche dell’aeropittura, in coincidenza con la forte ripresa di interesse nei confronti del  futurismo, da allora sempre più al centro della ribalta in campo  internazionale. A questo proposito, Giovanni Lista ha così osservato: “Tornava quindi alla figurazione aeropittorica riattivando le fluttuazioni geometriche, le tessiture lineari e le interpenetrazioni cromatiche del suo personale linguaggio futurista. Ma senza smentirsi mai per quanto riguarda l’assunto profondamente umanista della sua visione della modernità e dell’impegno dell’arte d’avanguardia. Il soffio di misticismo eracliteo che nutriva analogie, sinestesie e sinopsie, fino a ritrovare ad esempio i ritmi delle onde marine nei viluppi aerei delle nuvole, permane così fino alla fine nel suo lavoro, testimoniando una percezione del futuro tecnologico sempre posta in sintonia con gli orientamenti più ancestrali dell’uomo”[23].

In effetti, a ben vedere, il motivo della visione dall’alto viene già  ripreso in Traiettorie, del 1962,  ma tale tendenza diventa sempre più insistente con le opere degli anni seguenti. Si veda, ad esempio, la serie degli ovali, realizzati con pastelli cera, i quali derivano dall’esperienza diretta di un viaggio in Florida, compiuta dal pittore in occasione di una personale a Marco Island. Essi sono tutti basati sul motivo dell’ “aerovisione” dagli oblò, come Fuga-Mare-Nuvole e Forme nel cielo, del 1975, e Forma, Senso, Decollo e Volo di notte su Miami, del 1976, questi ultimi caratterizzati da un vivace cromatismo. E visioni dall’alto sono anche Aerolario, del 1971, Evoluzioni di pattinatrici, del 1976, e Treno-ruote Tempo-spazio, del 1980  dai preziosi effetti decorativi. Quasi sempre queste composizioni sono iscritte in un’ellisse, un elemento che compare spesso nelle opere di Delle Site e che, da un lato, rinvia all’orbita descritta dalla Terra e dagli altri pianeti ruotanti intorno al sole e rimanda dunque alla proiezione cosmica della sua aeropittura e dall’altra è simbolo di dinamismo, diversamente dal cerchio.  Ma sempre a questa fase  risalgono anche alcune suggestive aeropitture, come Aerovisione, del 1975, Atterraggio notturno, del 1985 e Alta quota del 1987. Originalissime riprese di bozzetti e dipinti degli anni Trenta sono anche le tre sculture Squadriglia veloceAutoscafo aerocorsa e Fuga in altezza del 1986 nella quale l’artista leccese ritorna alla tecnica del polimaterico, in una sorta di omaggio al suo antico maestro Prampolini.. E prove di un’aeropittura  sempre più sognante e decantata sono alcuni dipinti composti negli ultimi anni di vita, come la sorprendente Sintesi di aeroporto, risalente al 1992. Tutte queste opere  costituiscono il segno della sua “lunga fedeltà” al futurismo che Delle Site considerava, come ebbe a dichiarare in un’intervista, “uno dei principi essenziali dei quali si compone la vita, un’idea che si rinnova quotidianamente, come il sorgere del sole in ogni latitudine”[24].

 

[1] E. CRISPOLTI, Un dinamico sogno di pura pittura, nel cat. della mostra da lui curata,  Mino Delle Site. Aeropittura e oltre, dal 1930 (Lecce, Museo Provinciale, 15 ottobre – 3 dicembre 1989), Milano, Electa, 1989, p. 13.

[2] In A. BELLO, Amare contee. Un viaggio in Puglia, Rimini, Maggioli, 1985, p. 156.

[3] Cfr. l’intervista, rilasciata a chi scrive, Da una scatola di colori alla tavolozza futurista, in “Quotidiano di Lecce”, 11 settembre 1980.

[4] Manifesto della aeropittura , in Aeropittura futurista aeropittori, cat. della mostra a cura di E. Crispolti, Modena, Galleria Fonte d’Abisso Edizioni, 1985, p. 16.

[5] M. CALVESI, Dinamismo e simultaneità nella poetica futurista, vol. V. de L’arte moderna, Milano, Fabbri, 19752, p. 161.

[6] In Aeropittura futurista aeropittori, cit., p. 18

[7] G. LISTA, Presentazione a Mino Delle Site. Aeropittura futurista non solo, cat. della mostra, Roma, Galleria Edieuropa, 23 febbraio-11 aprile 2003.

[8] In Domenico Delle Site, Maschere-stati d’animo, Roma, Galleria “Bragaglia fuori commercio”, dicembre 1932.

[9] Sulla vicenda futurista salentina e pugliese cfr.  A.L. GIANNONE, L’avventura futurista. Pugliesi all‘avanguardia (1909-1943), Fasano, Schena, 2002.

[10] V. BODINI, La mostra futurista Delle Site al Littorio, in “La Voce del Salento”,  12 febbraio 1933.

[11] V. BODINI, Il pittore D. Delle Site, in “La Voce del Salento”, 19 febbraio 1933.

[12] E. ALVINO, Mostra futurista di Delle Site a Lecce, in “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 22 marzo 1933.

[13] In “Il Corriere del Salento”, 27 febbraio 1933.

[14] In “Futurismo”, 5 marzo 1933.

[15] D. DELLE SITE, Idee vecchie ma non inutili, in “Vecchio e Nuovo”, 13 novembre 1933.

[16] G. DOTTORI, Decorazioni artistiche dell’aeropittore futurista Mino Delle Site alla Casa dello Studente nella Città Universitaria di Roma, in “Artecrazia”, 4, 1938.

[17] W. GUADAGNINI, Mino Delle Site, in Verso le avanguardie. Gli anni del futurismo in Puglia. 1909/1944, cat. della mostra a cura di G. Appella (Bari, 20 giugno – 30 agosto 1998; Taranto, 5 settembre – 1 novembre 1998), Bari, Adda, 1998, p. 328.

[18] Cfr. Il Futurismo e la Moda, a cura di E. Crispolti, Venezia, Marsilio, 1988, dove sono pubblicati i bozzetti di Delle Site.

[19] F. MANNO, Mino Delle Site, in “La Voce del Sud”, 21 gennaio 1956.

[20] G. GATT, Presentazione a 24 disegni di Mino Delle Site, Firenze, Edieuropa, 1965.

[21] M. VENTUROLI, Mino Delle Site. Pitture dal 1947 ad oggi, cat. della mostra, Roma, Galleria Astrolabio, 1973, p. 5.

[22] E. CRISPOLTI, Un dinamico sogno di pura pittura, cit. p. 26.

[23] G. LISTA, Presentazione a Mino Delle Site. Aeropittura futurista non solo, cit.

[24] In Da una scatola di colori all’esperienza futurista, cit.

[Mino Delle Site: una “lunga fedeltà” al Futurismo, in Futurismo. Centenario di Mino Delle Site, e-book, 2014]

 

 

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2 risposte a Itinerario di Mino delle Site

  1. antonio fugazzotto scrive:

    Sono Antonio Fugazzotto giornalista e Regista Rai TV
    Mi sono interessato a delle Site alla fine degli anni ’80 scrivendo di lui un pezzo in terza pagina su Rotocalco di quartiere. Un periodico romano diretto da Casella e Piero Badaloni.
    Un articolo ancora in mio possesso, se interessa lo si può far rivivere.

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