Di mestiere faccio il linguista 24. I paradossi delle parole

di Rosario Coluccia

Anche questa settimana parliamo di parole che ricorrono spesso nelle cronache: vediamone usi, significati e implicazioni.

1: cattiveriacattivo. Sul «Corriere della Sera» di alcuni giorni fa, nella sezione dedicata al calcio, un intero paginone riporta un’intervista a Dzeko, il centravanti della Roma che quest’anno segna e convince, per la gioia dei tifosi romanisti e per la disperazione degli avversari. Negli anni precedenti Dzeko, pagato non so quanti milioni di euro, ha un po’ deluso, quest’anno invece gioca meravigliosamente. Il titolo recita: «Io cattivo? Mai». Leggendo l’intervista il senso del titolo si precisa. Domanda l’intervistatore: «Spalletti [l’allenatore della squadra] le fa i complimenti ma batte sempre su un tasto: vuole da lei più cattiveria. I tifosi si innamorano più dei bad boys alla Ibra [Ibrahimović, calciatore svedese che ha giocato anche in Olanda, in Italia, in Francia e ora gioca in Inghilterra. Nel 2016 guadagna 11.44 milioni di euro di stipendio, sponsorizzazioni e pubblicità escluse] che dei buoni. Ma si può essere bravi nella vita e cattivi in campo?». Ed ecco la risposta di Dzeko: «Bisogna capire che cosa vuol dire essere cattivo. Se sbaglio due occasioni è perché non sono cattivo? Sbaglio perché sono buono? Per me cattivo significa che devi sfruttare tutte le occasioni che hai, che ti devi concentrare di più. E io mi impegno per farlo. Ma non posso cambiare a 30 anni. Sono fatto così. Sono nato cosi».

Osservate il paradosso. Il malcapitato Dzeko deve giustificarsi per essere buono, viene invitato ad essere cattivo. La positività risiede nella cattiveria, negativa è la bontà. Ma i vocabolari della nostra lingua affermano il contrario. Ecco le definizioni: cattivo ‘contrario alla legge morale; moralmente riprovevole o pericoloso; che ha tendenza a compiere il male; malvagio, disonesto’. E buono ‘che tende al bene; onesto; moralmente positivo’. Il rovesciamento dei valori non è solo nell’articolo che ho citato, ricorre spesso. Ecco un’altra frase, pure desunta dalle pagine sportive dei quotidiani. «Per battere la Juve dobbiamo essere più cattivi contro le squadre piccole» proclama Totti, il celebratissimo capitano della Roma. E dunque cattiveria nel mondo del calcio è una qualità, se vuoi emergere devi dimostrare di possederla. Figuriamoci i valori che vengono inculcati ai giovanissimi aspiranti calciatori che frequentano le scuole di calcio! Quale modello di cittadino viene loro proposto?

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