Qualche domanda su Bodini e il canone poetico fra Italia e Spagna

Intervista a Antonio Lucio Giannone

a cura di Gigi Montonato


Da sinistra:  Pantaleo Luceri, Antonio Lucio Giannone, Juan Carlos de Miguel y Canuto e
María Consuelo de Frutos Martínez
.

Non c’è dubbio che da un po’ di anni a questa parte l’interesse degli italianisti spagnoli per Vittorio Bodini sia cresciuto come dimostrano i sempre più frequenti incontri culturali e iniziative editoriali, fra Università italiane e spagnole, di cui puntualmente diamo notizia. Ma, a parte il lavoro di sollecitazione e di divulgazione svolto dal prof. Antonio Lucio Giannone e dai suoi collaboratori dell’Università del Salento, come si spiega l’attrazione di Bodini per la Spagna e degli spagnoli per Bodini? Abbiamo posto alcune domande sull’argomento al prof. Giannone, reduce da due recenti e importanti eventi su questo tema.

Professore, Bodini attraversa le avanguardie del ’900 (futurismo, ermetismo), evidentemente cercava un approdo. Poi “scopre” la Spagna nel 1946 e se ne “ubriaca”. Questo significa che l’ispanicità gli era già dentro come salentinità?

Non parlerei di salentinità e ispanicità come di qualcosa di innato per Bodini. Prima del viaggio in Spagna, egli aveva un rapporto difficile anche con la sua terra e anzi, da giovanissimo, non nascondeva la sua avversione per Lecce e il Salento. Da studente liceale scrisse una volta che aveva una “tendenza centrifuga”, cioè una tendenza a fuggire lontano dalla sua città, come in effetti fece, trasferendosi prima a Roma poi a Firenze per motivi di studio e di lavoro. Non sopportava l’atmosfera grigia e conformista, l’arretratezza culturale della Lecce degli anni Trenta. Da qui la sua adesione, a diciott’anni, al futurismo proprio per una forma di reazione all’opprimente ambiente provinciale. La sua formazione avviene a Firenze dove conosce Montale e gli ermetici ma soprattutto si apre alla più avanzata cultura nazionale ed europea. Poi incomincia a studiare e a tradurre i poeti spagnoli antichi e moderni e nasce l’interesse per la Spagna. Quando si trasferisce a Madrid nel novembre del ‘46, subisce una sorta di colpo di fulmine e si immerge nella scoperta di questa nazione, di cui cerca di conoscere la realtà più profonda e segreta, la «Spagna nera», stabilendo una profonda affinità con il Sud d’Italia, come emerge dai reportage del Corriere spagnolo. In Spagna, sorprendentemente, scopre anche la sua terra che, una volta ritornato a Lecce, metterà al centro della sua opera in versi e in prosa, interpretandola in maniera straordinaria.

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