Gramsci e dintorni 7. Memorialistica democratica e antifascista

di Giuseppe Virgilio

Ogni genere letterario si conserva nella misura in cui è capace di rinnovarsi adeguandosi alle esigenze della realtà culturale del proprio tempo. Così la memorialistica antifascista, dopo quella garibaldina e dei poeti della patria nell’Ottocento, ha rinnovato in una ideale continuità nel nostro secolo le sue strutture narrative e la sua tecnica espositiva mediante documenti di memorie, di confessione e di riflessione che nobilitano la passione e la battaglia della vita politica. Un aspetto particolare di questi documenti è costituito dalle Lettere di antifascisti dal carcere e dal confino[75].

Si distinguono innanzitutto nell’opera tre sezioni: 1) la prima generazione antifascista in tutto il primo tomo; 2) l’antifascismo degli anni Trenta e 3) dalla guerra alla Resistenza nel tomo secondo. Il lettore può seguire così, attraverso l’epistolario, la storia di più di un terzo del nostro secolo. I corrispondenti sono operai, avvocati, medici, intellettuali, ferrovieri, impiegati, organizzatori sindacali, artigiani, braccianti, contadini, falegnami, fruttivendoli, studenti, tipografi, camerieri, ed appartengono perlopiù al partito comunista e socialista, ma non mancano cattolici militanti, liberali, repubblicani, radicali ed esponenti di altri indirizzi politici. I destinatari delle lettere sono i genitori ed i congiunti in genere, specialmente la mamma, la moglie, la fidanzata, il cugino, la compagna di vita, qualche volta il giudice del processo ed altri.

Isolamento, studio e volontà

Le lettere degli antifascisti esprimono, pur con l’angolazione diversa della singola corrispondenza e talora per effetto di qualche lettera che è un vero e proprio centro di forza autorappresentativa, la capacità di raffigurare la realtà ricca di avvenire storico che fa emergere la sostanziale autonomia dell’uomo. Tutta la prima sezione appare incardinata intorno al problema delle ragioni per cui il fascismo ha vinto. Emergono la debolezza e la complicità della classe dirigente liberale, nonché la necessità che l’Italia postfascista debba essere diversa da quella prefascista. Trovano così conferma i princìpi a cui si è ispirato il movimento Giustizia e Libertà di Carlo e Nello Rosselli. Per altro verso c’è l’analisi gramsciana del fascismo come l’espressione più recente del blocco industriale-agrario che ha dominato lo Stato italiano, nonché la necessità di contrapporvi un blocco operaio-contadino, e precisamente degli operai del Nord e dei contadini del Mezzogiorno.

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