Un romanzo di Salvatore Paolo: I Fibbia

di Antonio Lucio Giannone

Salvatore Paolo compose I Fibbia  all’inizio degli anni Sessanta,   dopo altri due romanzi, Il canale, che aveva un lontano antecedente ne I Melcari, e Lia. Particolarmente lunga e complessa fu l’elaborazione di quest’opera, durata quasi tre anni (da gennaio-febbraio del 1960 all’ottobre del 1962), come dimostrano anche  i due quaderni  manoscritti e i quattro dattiloscritti rilegati, relativi ad essa, conservati nell’archivio privato dello scrittore a Carmiano[i]. Apprezzato da vari critici ai quali venne inviato da Paolo in lettura, I Fibbia, che in un primo momento avrebbe dovuto intitolarsi Il picchio al portone, andò assai vicino alla pubblicazione, ma per una serie di circostanze sfortunate rimase a lungo inedito come avvenne per quasi tutte le  opere dello scrittore salentino, con la sola eccezione del Canale, apparso nel 1963 nella collana “I gabbiani” della Nuova Accademia, e de I millepiedi e altri animali, edito da Mursia nel 1971. Venne pubblicato postumo in rivista soltanto nel 1984, a cura di chi scrive[ii]. Pertanto la presente è la prima edizione in volume[iii].  

            Questo romanzo segna una svolta nell’attività letteraria di Paolo[iv], che qui supera definitivamente il neorealismo[v], a cui erano legate le sue prime prove, e cerca di collocarsi su una linea più moderna e problematica della narrativa novecentesca. Anche nei Fibbia il referente resta sempre la realtà di un piccolo paese del Sud, ma cambiano completamente gli strumenti d’indagine e la prospettiva da cui essa viene osservata. Il tema principale ora è l’intrico dei pregiudizi e delle convenzioni sociali che limitano la libertà individuale e soffocano l’autenticità dei sentimenti. Balza  in primo piano cioè il contrasto tra individuo e società, che è uno dei motivi fondanti del maggiore romanzo contemporaneo.  Questo tema però non è svolto in astratto, ma, per l’appunto, con continui e precisi riferimenti alle tradizioni, ai costumi, alle usanze della società meridionale, così almeno come era configurata fino a mezzo secolo fa. Di essa anzi emergono a tratti le strutture profonde, i meccanismi nascosti che determinano quei particolari comportamenti e modi di vita.   

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