Castro. Tesori in soffitta

di Francesco D’Andria

La rete doveva essersi impigliata in qualcosa di ingombrante, forse uno spuntone di roccia nelle profondità del fondale; bisognava far forza per disincagliarla, evitando però che si strappasse e che la giornata di pesca andasse a male. Poi, come per miracolo, dalle trasparenze azzurrine dell’acqua, Luigi Schifano vedeva risalire, insieme alla rete, un oggetto speciale, alto quasi un metro, a forma di siluro, cilindrico e con un puntale sul fondo, ma con due solide anse verticali. Nello specchio di mare che guardava a Castro, dominante dall’alto della rocca, il pescatore aveva capito di che si trattava: la rete si era attorcigliata intorno al collo di un’anfora antica, come a volte era accaduto ad altri suoi amici pescatori; ma questa era intatta e poi gli organismi marini l’avevano rivestita di una incrostazione dorata. Siamo negli anni novanta del secolo scorso e Luigi Schifano era rimasto affascinato da quell’oggetto inusuale; aveva pure ordinato al fabbro un treppiede in ferro battuto affinché avesse una posizione stabile, nonostante terminasse con un puntale che ne rendeva difficile la statica. Un giovane della Facoltà di Beni Culturali aveva spiegato che l’anfora, del secondo secolo avanti Cristo, serviva a trasportare l’olio al tempo in cui i romani avevano conquistato il Salento e che era stivata sul fondo delle navi, accanto alle altre sue compagne, con il puntale infisso in uno strato di sabbia, per assicurava al carico stabilità, nonostante lo sballottolio provocato dal movimento delle onde e perfino dalle tempeste. Luigi aveva ripetuto a sua moglie che quell’anfora antica doveva restare a Castro ed essere consegnata al Museo, quando, ne era certo, lo avessero istituito. A distanza di più di trent’anni Annunziata, la sua vedova, non ha dimenticato la promessa ed ha voluto consegnare il prezioso reperto al Museo, dove ora è esposto nella sala che ricorda i viaggi per mare degli antichi eroi come Enea che, secondo la leggenda narrata da Virgilio, era sbarcato proprio a Castro, nel suo viaggio di esule, dopo l’incendio di Troia.

Questa voce è stata pubblicata in Archeologia e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *