Manco p’a capa 197. Una domanda per i Ministri dell’Ambiente del G7

di Ferdinando Boero

Sono a Torino, nella Reggia di Venaria, dove i Ministri dell’Ambiente dei sette paesi del G7 parlano di clima, energia e ambiente. La Fondazione Marevivo e la Fondazione Dohrn sono presenti con la mostra Only One, in una sala della Reggia: esiste un solo pianeta con caratteristiche idonee a soddisfare le nostre necessità, e lo dobbiamo tenere da conto. Per raggiungere obiettivi di sostenibilità occorre attuare l’economia circolare, evitando gli sprechi, la transizione energetica verso le rinnovabili, affrancandoci dai combustibili fossili, e la transizione alimentare, per produrre cibo in modo rispettoso dell’ambiente. Non abbiamo inventato noi questi concetti, predicati da innumerevoli dichiarazioni nei vari consessi internazionali, a cui raramente seguono i fatti. L’Unione Europea ha iniziato questo processo di transizione con la direttiva Uccelli, nel 1979, a cui hanno fatto seguito la Direttiva Habitat (1992), la Direttiva Acque (2000), la Direttiva Marina (2008), la Politica comune della Pesca (2013), la Direttiva sulla Pianificazione Spaziale Marittima (2014) e, finalmente, il Green Deal (2019), la Missione sulla Salute degli Oceani, dei Mari, delle Acque Costiere e Interne (2021), fino alla Legge sul Restauro della Natura (2022). L’Unione Europea non attende che altri paesi facciano il primo passo. Di solito, infatti, pur essendo tutti d’accordo sulla necessità di preservare il capitale naturale, tutti attendono che siano gli altri a iniziare, prima di tutto la Cina e l’India. Nell’attesa, gli obiettivi non sono raggiunti e il cambiamento climatico prosegue con conseguenze catastrofiche in campo economico e sociale. Non ci dobbiamo preoccupare per la natura: quel che le possiamo fare non può annientarla. Affronterà la sfida e troverà nuove strade, come ha fatto in occasione di cinque estinzioni di massa, ognuna preludio di un nuovo fiorire di biodiversità e di nuovi assetti degli ecosistemi. Saranno le specie dominanti a pagare il prezzo di una sesta estinzione di massa, e la specie dominante, oggi, è la nostra. Le società e le economie dipendono dal capitale naturale. Possiamo modificare la natura a nostro vantaggio, ma siamo stati troppo bravi nel farlo e stiamo deteriorando il capitale naturale che ci sostiene, sfruttandolo oltre i limiti di tollerabilità.

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