Manco p’a capa 197. Una domanda per i Ministri dell’Ambiente del G7


E’ nostro interesse cambiare strada, transitare verso nuovi modi di “utilizzare” il capitale naturale senza pagare i prezzi economici e sociali che ora siamo costretti a rifondere.
I paesi del G7 sono i maggiori responsabili di tutto questo. La Cina e l’India, e gli altri stati “emergenti”, producono merci che sono utilizzate da “noi”: inquinano per noi, e ci portano le merci con enormi navi portacontainer. Ce ne siamo accorti ai tempi del COVID: fermate le importazioni ci siamo trovati in difficoltà anche solo per le mascherine. La nostra supremazia tecnologica è rimasta inalterata, o quasi, visto che siamo stati in grado di sviluppare vaccini efficaci, ma moltissimo di quello che oggi utilizziamo viene prodotto altrove, anche se siamo noi a progettarlo. La globalizzazione delle produzioni ha portato alla globalizzazione degli impatti. Non ci sono “altri posti” dove andare per essere al riparo. I paesi del G7 abitano porzioni temperate del pianeta, e risentono meno delle conseguenze catastrofiche del riscaldamento globale che, invece, ha forti impatti nelle aree tropicali ed equatoriali, dove il caldo è diventato “troppo caldo”. Da lì fuggono i disperati che vengono da noi in cerca di nuove possibilità di sopravvivenza. Siccità e inondazioni causano carestie, guerre, e crisi umanitarie. Ma il conto sta arrivando anche da noi.
Non so se avrò il tempo di fare una domanda ai ministri riuniti, durante la conferenza stampa. Vorrei chiedere: L’Unione Europea ha emesso diverse direttive per preservare e proteggere il capitale naturale, culminate con l’European Green Deal, senza aspettare che altri stati facciano altrettanto. Esiste una possibilità che il G7 possa concordare con questa politica “unilaterale” per dare impulso a politiche che mirino alla sostenibilità attraverso l’economia circolare, la transizione energetica e la transizione ecologica, come illustrato dalla mostra “Only One” organizzata da Marevivo e dalla Fondazione Dohrn? Sarebbe bello che l’EU Green Deal diventasse il G7 Green Deal!


So bene che i Ministri dell’Ambiente non possono prendere decisioni per i loro governi, queste politiche necessitano di collegialità e raramente i governi mostrano sensibilità per le questioni ambientali. Raramente… ma a volte avviene, come nel caso dell’Unione Europea. I 209 miliardi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono in gran parte dedicati proprio alla transizione ecologica e rappresentano un forte stimolo per lo sviluppo di nuove tecnologie e nuove politiche che ci affranchino, finalmente, dalla dipendenza dai combustibili fossili e, anche, dagli sprechi che un certo modo di concepire l’economia ha generato. L’economia lineare vede la produzione di beni di consumo che finiscono nelle discariche e negli inceneritori, mentre l’economia circolare vede un tragitto diverso per le merci, attraverso il riciclo e il riuso. La “spazzatura” generata dalla natura viene “sequestrata” nei sedimenti. Il petrolio e il carbone altro non sono che i resti di organismi morti e non riciclati. Noi li estraiamo e li bruciamo, redistribuendo la “spazzatura” nell’atmosfera. Molto di quello che la natura produce, comunque, viene riciclato e riutilizzato. Solo imitando la natura potremo continuare ad usarne i beni e i servizi. Qualcuno deve cominciare a farlo, e sarebbe ora che i G7 imboccassero la strada aperta dall’Unione Europea.

[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 29 aprile 2024]

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