Il Celeste Policlinico. I Santi al tempo del Covid 19

di Francesco D’Andria

Il cammino del Papa nel deserto di Piazza San Pietro, le fosche profezie contenute nei segreti di Fatima, l’invasione delle cavallette che distruggono i raccolti in Africa, il riscaldamento globale, con lo sciogliersi dei ghiacciai, ed ora la pandemia del virus cinese! Se si considerano insieme, questi eventi suscitano una sensazione generale di paura e fanno pensare ad un pericolo incombente globale, che minaccia le popolazioni dell’intero pianeta, evocando scenari apocalittici.

Va però considerato che le pandemie sono un fenomeno ricorrente nella storia dell’umanità: basti pensare ai milioni di vittime provocate dalla “spagnola” cento anni fa, certamente più dei morti della Grande Guerra. Delle epidemie e pestilenze il grande storico francese Fernand Braudel ha sottolineato l’importanza fondamentale per comprendere le dinamiche degli avvenimento storici, della “Lunga Durata”, strettamente connessa alle curve demografiche, della quale i singoli avvenimenti, “La Storia delle battaglie”, sono solo manifestazioni superficiali.   

Alla persistente minaccia costituita dalle malattie, il mondo cristiano ha reagito creando presidî che dessero agli eventi un senso ed una protezione divina; così andò sviluppandosi, nel corso dei secoli e nelle varie regioni d’Europa, il culto dei Santi guaritori. Si guardò all’inizio ai medici come Ciro, vissuto nei sobborghi di Alessandria d’Egitto e, in particolari, ai martiri siriaci Cosma e Damiano, i due fratelli anargiri (senza il denaro), perché curavano i malati gratuitamente, a differenza dei medici pagani, come quelli addetti al culto di Esculapio, contro i quali si scaglia la propaganda cristiana, accusandoli di essere interessati al solo guadagno (argyrion), senza occuparsi dei bisogni dei più poveri. Santi ai quali tante città e paesi della Puglia affidano le speranze di guarigione, con feste e processioni delle loro statue, caratterizzate dagli sgargianti abiti turcheschi, a indicare la loro origine dall’Oriente.

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