La Sinistra secondo Egidio Zacheo

Per comprendere, uno degli scritti più importanti di che si compone il libro, se non si vuole dire che è centrale, è “Il Pci e l’Italia”, composto in occasione del primo centenario della nascita del Partito comunista d’Italia (1921-2021). Questo partito per Zacheo “Non è stato mai – in nessuna fase della sua storia – né un partito socialdemocratico né un partito insurrezionalista. […] E’ stato, insomma, il partito della ricerca di una «terza via», sempre presente nel suo bagaglio teorico e pratico, messa poi a punto ed esplicitata da Enrico Berlinguer, dopo la rottura irreversibile con Mosca ” (pagg. 87-88). Quanto alla proverbiale “doppiezza” del Pci, Zacheo, d’accordo con Macaluso, ritiene che non fosse del Pci ma piuttosto nel Pci. Zacheo si rifà al pensiero di Gramsci quando afferma che “La rivoluzione a cui pensa il Pci è di riuscire dove tutti gli altri hanno fallito: costruire uno stato davvero unitario e un paese davvero unito” (pag. 100). Rivendica come importante la “svolta di Salerno” quando il Pci comprese che per costruire la democrazia occorreva necessariamente saper mettere da parte ogni spirito di rivalsa e ogni partigianeria, saper, per così dire, accogliere anche frange che si erano riconosciute nella dittatura fascista” (pag. 103). Mette in risalto la continuità “unitaria” del partito, da Togliatti al compromesso storico, che “costituisce comunque un salto di qualità nella strategia «rivoluzionaria», di cambiamento della società, del Pci” (pag. 105). La morte di Berlinguer, per Zacheo, e non la caduta del Muro di Berlino, interrompe bruscamente questo processo rivoluzionario. Da questo momento “il Pci subisce un vero e proprio collasso culturale […] nell’indeterminatezza di un «nuovo inizio» che si rivela essere semplicemente la ricerca della via più spedita per andare al governo” (pag. 108). “Con questa idea di partito – conclude Zacheo – ritenuta moderna, post-novecentesca, viene dato l’ultimo colpo alla sopravvivenza di una sinistra capace di un proprio punto di vista autonomo sulla modernità” (pag. 110). E chiude nostalgicamente con le parole di Michele Prospero: “E’ stato però dolce essere tra i dannati che hanno edificato in Italia il Partito, guidato la guerra partigiana e disegnato la democrazia costituzionale” (pag. 110).

Il libro, come avvisa il sottotitolo, vuole essere propositivo e si colloca in successione al precedente “La Sinistra finisce” del 2019. Si compone di due parti, la prima è il Progetto, la seconda il Soggetto; con in chiusura l’appendice di Sandro Frisullo “Dopo la “Bolognina” scioglimento o trasformazione del Pci?”. Comprende diverse recensioni di libri su argomento politico e d’attualità, che per l’autore sono occasione per le sue puntualizzazioni, sempre nel tema della critica alla sinistra “di governo” e sempre alla ricerca di motivazioni e spunti per ritrovare una Sinistra degna della sua storia e della sua missione. Ma forse, ampliando il discorso, sarebbe più il caso di cercare/ritrovare la vera Politica, dato che gli altri, la Destra e il Centro, in tema di smarrimenti e impoverimenti, non stanno meglio.

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