Di mestiere faccio il linguista 25. La Scuola Poetica Siciliana

di Rosario Coluccia

Fino a non molti anni fa si riteneva che la nascita della Scuola Poetica Siciliana, il movimento poetico nato per volontà dell’imperatore Federico II di Svevia e da lui potentemente ispirato, andasse collocata agli inizi degli anni trenta del Duecento, e anzi ricondotta a un episodio preciso. Nel marzo 1232, durante un incontro tra potenti che (come ancor oggi accade) si scambiavano doni simbolici a testimonianza della reciproca considerazione, i fratelli Ezzelino e Alberico da Romano, signori della Marca trevigiana, avrebbero donato all’imperatore un codice contenente poesie di trovadori, cioè di quei poeti che in Provenza, nel sud della Francia, da oltre un secolo componevano poesia d’amore nella loro lingua. A imitazione di quelli, eccellenti e celeberrimi in Europa, Federico avrebbe concepito l’idea di sollecitare l’avvio di una poesia d’amore anche nella sua corte, in lingua locale: testimonianza mirabile, insieme a molte altre, della genialità del sovrano svevo, capace di raggiungere in molti campi dell’attività umana risultati straordinari mai ottenuti prima.

Oggi, per varie ragioni che non è possibile dettagliare, si ritiene che l’inizio della poesia siciliana vada spostato indietro di una decina d’anni, agli inizi degli anni venti del Duecento. Comunque siano andate le cose dal punto di vista cronologico, più importano la composizione interna di quel movimento poetico, le scelte linguistiche, gli sviluppi e le dislocazioni. In particolare importano l’apprezzamento che le poesie dei Siciliani riscossero presso i contemporanei e il lascito regalato alle generazioni successive, che a quei progenitori guardarono con grande ammirazione. Alcuni dati sono indiscutibili. Dei venticinque autori compresi nel primo nucleo della Scuola, se prescindiamo da Federico e da suo figlio Re Enzo (che pure fu autore di almeno quattro poesie), una decina furono funzionari di corte, uomini di legge, notai, diplomatici (anche di origine modesta, ma di grande ingegno), in grado di fare della propria attività professionale uno strumento efficace di promozione individuale.

Questa voce è stata pubblicata in Di mestiere faccio il linguista (terza serie) di Rosario Coluccia, Linguistica e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *