Ordini religiosi e santità globale

di Gianluca Virgilio

Vedono la luce per le edizioni di Mario Congedo gli Atti del V Convegno Internazionale AISSCA (Associazione italiana per lo studio dei santi dei culti e dell’agiografia) tenutosi a Lecce dal 3 al 6 maggio 2003, col titolo Ordini religiosi, santi e culti tra Europa, Mediterraneo e Nuovo Mondo (secoli XV-XVII), a cura di Bruno Pellegrino, Presentazione di Gabriella Zarri, Postfazione di Raimondo Michetti, Congedo Editore, Galatina 2009, 2 tomi di pp. compl. 786. Si tratta di un’opera imponente per mole e vasta per contenuti, il cui oggetto di studio, gli ordini religiosi e la promozione di devozioni e culti, spazia nei quattro angoli del mondo, dal Mediterraneo al Brasile, dal Perù all’India. Un’opera di tale vastità non può essere il risultato della fatica di una sola mano. Ed infatti, circa una trentina di studiosi si avvicendano nelle pagine dei due tomi, ognuno col compito preciso di dare un contributo particolare al tema in questione. La mente che ha presieduto a una simile opera ha voluto dare un quadro globale della questione, e per far questo ha dovuto estendere quanto più possibile l’indagine in senso geografico, il che appare motivato dalla dimensione globale del fenomeno della santità nel periodo considerato (secc. XV-XVII). Gli ordini religiosi di quei secoli, Francescani, Domenicani, Agostiniani, Mercedari, e poi i nuovi ordini, i Gesuiti e i Teatini, seguivano da vicino i conquistadores alla Pizzarro e alla Cortes, mercenari, avventurieri, mercanti, portando la croce immancabilmente dov’era giunta la spada. In quest’opera di evangelizzazione, che non riguardava solo il Nuovo Mondo, ma anche le regioni periferiche del mondo cattolico europeo, soprattutto dopo il Concilio di Trento, si inserisce di diritto il tema della santità, a cui l’agiografia s’incarica di dare la forma compiuta del racconto. “E’ proprio perché ogni famiglia religiosa che si rispetti”, scrive Raimondo Michetti (Le raccolte di vite di santi come fonti per la storia degli ordini religiosi d’età moderna, pp. 21-38), “tende a dotarsi della sua raccolta agiografica che noi possiamo studiare in modo comparato, anche mediante le raccolte, la storia e le metamorfosi degli ordini stessi: sia gli antichi ordini monastici sia i vecchi ordini mendicanti sia i nuovi ordini moderni, sono infatti, tutti sincronicamente impegnati nella costruzione, nel rafforzamento, o addirittura nell’invenzione, di una fisionomia religiosa che si avvale, in prima istanza, dell’esaltazione dei propri santi” (pp. 27-28).

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