Serve umiltà: così la scienza supera i limiti

La scienza sa perfettamente che nessuna conquista può essere mai definitiva, che c’è sempre qualcosa al di là, qualcosa che si può raggiungere ancora. Sa anche che resterà sempre qualcosa di inesplorato, di irraggiungibile. La scienza quella vera, la grande scienza, sa che la ricerca è infinita, che la sua natura, la sua ragione, la sua finalità consistono proprio nella ricerca, nel costante approssimarsi a luoghi sconosciuti, a conoscenze non ancora acquisite.

La scienza vera, la grande scienza, si struttura sulla consapevolezza del limite e sull’ansia di superare il limite. Il limite rappresenta, ad un tempo, l’impedimento e il  richiamo seducente. Non ci sarebbe stata mai scoperta, mai invenzione, senza il confronto con il limite, senza la volontà, oppure anche soltanto l’istinto, di superarlo, di andare oltre. Ma la vera scienza, la grande scienza, nei confronti del limite ha avuto rispetto: si è confrontata con esso senza sfidarlo. Lo ha superato riconoscendone la grandezza, sapendo  che avrebbe dovuto immediatamente confrontarsi con un altro limite forse anche più grande.

Se la scienza ha raggiunto livelli straordinari, che anche soltanto mezzo secolo addietro si potevano a stento immaginare, è stato perché ha avuto umiltà, lasciando l’arroganza a chi scienza non ne aveva.

Ora noi attraversiamo un tempo in cui gli accadimenti costituiscono una ulteriore dimostrazione di quanto i risultati che raggiunge la scienza risultino indispensabili al genere umano, di quanto le esistenze di tutti e di ciascuno siano condizionate  dalle scoperte della scienza. Ce ne rendiamo conto ogni giorno, concretamente. Ci siamo resi conto all’improvviso, da un giorno all’altro, di come un fenomeno della natura possa sfuggire alla nostra possibilità di controllo e coinvolgere tutto il pianeta, scompigliandolo. Così la scienza si ritrova, ancora, a fare i conti con un limite e a sentire addosso, ancora, l’ansia di superarlo, anche rapidamente. Perché le esistenze dipendono dalla sua rapidità: comprendere il prima possibile quello che serve, costruire gli strumenti, predisporre l’organizzazione, affidare il compito a chi possiede le competenze, definire i criteri di verifica e valutazione dei risultati. Adeguare. Riprogrammare. Facendo in fretta. Già, perché maturano circostanze che richiedono, pretendono dalla scienza una rapidità delle sue soluzioni. Accade quando il limite è minaccioso. Ci sono limiti che in fondo sono innocui e altri che sono minacciosi. I limiti innocui non impongono rapidità di soluzioni. Gli altri sì. Costringono  ad affrettarsi, provocano l’affanno. Il limite con il quale in questo tempo la scienza  si sta confrontando costringe alla fretta.

Il ragionamento che si sta facendo in queste righe è quello che può fare l’uomo della strada. Assai semplice, approssimativo. Inevitabilmente. L’uomo della strada di scienza non s’intende. Ha solo qualche superficiale informazione che gli proviene da una divulgazione a volte attendibile e a volte no. Allora si affida alla scienza vera, alla grande scienza, e di essa si fida. Nutre una fondata speranza che anche questa volta ce la farà, riuscirà a superare il limite, a trovare la giusta soluzione. Come ha fatto in altre situazioni della storia. Con umiltà.

[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, lunedì 15 febbraio 2021]

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