Come Maŝa diventò grande

di Evgenij Permjak   



Nikolaj Aleksandrovič Jarošenko, «Bambina con la bambola». Il ritratto della piccola Nadja è conservato alla Galleria statale Tret’jakov, Mosca.

La piccola Maša voleva crescere presto. Tanto, tanto. Ma non sapeva come fare. Aveva provato di tutto. Si metteva le scarpe coi tacchi di mamma e camminava per casa. Indossava una vestaglia di nonna, si metteva sul naso i suoi occhiali e si sedeva nella sua poltrona. Si faceva una pettinatura uguale alla zia Katja. Si provava al collo le collane. Si metteva un orologio da polso.

In qualunque modo tentasse, non riusciva comunque. Tutti attorno nel vederla così, ridevano e scherzavano, prendendola in giro.

Una volta Maša decise di fare un po’ di pulizie di casa. Prese una scopa e scopò il pavimento. E lo fece tanto ben bene che persino la mamma si stupì: «Mašen’ka!» – disse, – «ma come, stai già diventando grande?»

Ma quando Maša lavò benissimo tutti i piatti e li asciugò sino a specchiarsi dentro, a stupirsene non era stata più solo la mamma, ma anche il babbo, il quale stupito disse, mentre tutti stavano a tavola: «Non ci siamo quasi accorti di come la nostra Maria sia diventata grande. Non solo pulisce in casa, ma lava anche i piatti.»

Adesso tutti chiamano la piccola Maša grande. Anche lei si sentiva grande, anche se camminava con le sue minuscole scarpette e nel suo vestitino corto. Senza una pettinatura. Senza delle collane. Senza un orologio.

Si vede che non sono loro a far diventare i piccoli grandi.

[Traduzione dal russo di Tatiana Bogdanova Rossetti]

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