Di mestiere faccio il linguista 33. Se “furbetto” è un eufemismo

di Rosario Coluccia

Se provo a cliccare la frase «furbetti del cartellino» nel sito online del Messaggero ottengo come risultato il rinvio a 28 articoli apparsi su quel quotidiano, di alcuni dei quali, scelti a caso, riproduco le righe iniziali: «Furbetti del cartellino, sospesi due dipendenti del comune di Alghero», «Furbetti del cartellino a Brindisi: sospesi 31 dipendenti pubblici assenteisti», «Scalea, il furbetto è il sindaco: 650 ore di assenza, timbrava il cartellino e andava al bar», «Roma, furbetti del cartellino all’Agenzia delle Dogane: 12 dipendenti indagati». Girovagando ancora in rete, su un altro giornale leggo: «Sanremo, la Corte dei Conti chiede i danni ai “furbetti del cartellino” del Comune. Il risarcimento è stato quantificato dalla procura in 180 mila euro. Danni patrimoniali, d’immagine e per disservizio causato all’ente pubblico. Con un’accusa, sostanzialmente, di omesso controllo rivolta ai dirigenti dell’epoca. Sono queste le contestazioni formulate dalla Procura della Corte dei Conti di Genova contro 43 dei cosiddetti “furbetti del cartellino” in Comune a Sanremo». Su un giornale ancora diverso trovo scritto: «Furbetti del cartellino all’Asl di Ischia, chiesto il processo per 32 dipendenti. Ischia, maxi blitz anti-assenteismo: indagati 32 dipendenti Asl. Il timbro e poi in chiesa a pregare. A seguito di una indagine durata un anno e mezzo e condotta dalla Guardia di Finanza isolana era stato accertato che i 32 si assentavano dal lavoro coprendosi a vicenda con marcature false dei cartellini; uno degli indagati dopo aver timbrato si recava in chiesa, per un altro le assenze ammontano a quasi 18 giornate lavorative».

L’aggettivo «furbetto», secondo i vocabolari, significa ‘scaltro e malizioso’; come sinonimo potremmo usare altri aggettivi come abile, astuto, scaltro, smaliziato, vispo, dritto, ecc. che hanno significati molto vicini ma non del tutto coincidenti. Per esemplificare. Esiste notevole differenza tra il significato di «abile» in una frase come: «Era diventato ben presto uno dei capi dell’antifascismo, forse il più abile, il più preparato, il più aggressivo» (Moravia, Il conformista, p. 226, romanzo del 1951) (qui l’aggettivo abile ha un valore decisamente positivo); e quello di «dritto» in frasi del tipo «il tuo amico è un tipo dritto», «con me non puoi fare il dritto» (in cui prevale un valore ironico o forse censurabile).

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