Manco p’a capa 112. Luci e ombre del Governo Meloni


Non sono affatto scandalizzato dalla parola Merito. Sono ben lungi dalle posizioni di Maria Stella Gelmini ma approvo la valutazione del sistema universitario che introdusse da Ministro dell’Università. Possiamo discutere sulle modalità delle valutazioni, ma l’efficacia delle azioni deve essere valutata e, con essa, il merito a eventuali sostegni economici. Non mi sono mai piaciute le divisioni a pioggia e i provvedimenti ope legis in cui si arriva al “todos caballeros”. Al liceo non studiavo e sono stato bocciato due volte. Me lo meritavo! Bene quindi il merito. Però malissimo la rimozione della parola Pubblica al ministero che, ora, riguarda l’Istruzione. Il che lascia presagire occhi di riguardo all’istruzione privata, temo a scapito dell’istruzione pubblica. Qui ravviso un ossimoro tra merito e istruzione. L’istruzione privata costa e non è detto che ad essa abbia accesso chi merita. Accedono quelli che se lo possono permettere. A meno che non sia sostenuta con fondi pubblici. Che faciliteranno l’erogazione di istruzione privata a chi se la può permettere e a chi merita. Per me (e per la Costituzione) l’istruzione è pubblica. Quella privata non prevede oneri per lo stato.
Meloni, comunque, non è una “figlia di papà” ed è fiera delle sue origini popolari. Leggo su wikipedia che ha conseguito un diploma di maturità linguistica (con 60/60) presso un istituto professionale. Non trovo studi universitari nel suo curriculum. Non sono un fan del pezzo di carta: sono un biologo marino e ho trovato più competenze in biologia marina in molti pescatori analfabeti che in tanti colleghi stracolmi di titoli. Anche senza laurea, Meloni è arrivata a Presidente del Consiglio: tanto di cappello.
Ho discusso dei Ministeri che trattano argomenti dove ho qualche competenza e vedo luci e ombre. Sugli altri ministeri non mi pronuncio. Come non mi pronuncio sulle figure chiamate a svolgere le varie cariche. Le persone possono cambiare. A volte in meglio e a volte in peggio. Ho sempre votato a sinistra, per riflesso condizionato. Ma a un certo punto non ce l’ho più fatta. Ho votato i 5S perché, nel frattempo, erano cambiati e avevano assunto posizioni più realistiche rispetto a molti problemi. Hanno fatto le barricate contro la TAP e poi è stato il loro governo a fare la TAP, per esempio.
I precedenti di molti Ministri non sono entusiasmanti, e ho sentito proposte tipo il Ponte sullo Stretto e altre amenità che mi preoccupano molto. Ma penso che il paese se la caverà. Sento sempre gente che rimpiange i bei tempi andati, quando c’erano “veri” politici. Quelli pre-1992 hanno portato l’Italia alla tragedia del debito pubblico e hanno instaurato comitati di affari spazzati via da Mani Pulite. Subito ricostituiti da Silvio Berlusconi e dai suoi accoliti, di destra e di sinistra, ancora in sella nonostante gli anni. Che Meloni gli abbia detto di non essere ricattabile è indice di un coraggio leonino. Dire non sono ricattabile significa che altri lo sono e che l’arma del ricatto viene spesso adoperata, in ambito politico. Penso a come è stato fatto fuori Ignazio Marino, con l’esibizione di pizzini che lo crocifiggevano come un profittatore. Meloni deve stare molto attenta a quel che firma. E spero che l’opposizione la sostenga se proporrà cose scomode per alcuni alleati che di lei hanno una pessima opinione e la scrivono a grandi lettere.
Sono molto curioso di vedere come se la caverà e le auguro di avere successo, me lo auguro per il Paese o, come ama dire la sua parte, la Nazione. Nulla di strano: parliamo di interesse nazionale, mica di interesse paesano. Mi fa sorridere che molti esponenti del governo, in effetti, siano parte di famiglie allargate, mostrando vedute più ampie di quelle che dichiarano. Non sono impazzito: questo governo non mi piace per niente nelle parole, ora vedremo i fatti. Intanto è il primo presieduto da una donna. Che dice di non essere ricattabile! Chiudo con il vecchio detto: dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. La lista del ministri non è entusiasmante.

[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 26 ottobre 2022]

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