Miracolo a Leuca

di Gianluca Virgilio

Il giorno dell’arrivo a Leuca, dopo aver aiutato i suoi familiari a scaricare i bagagli dalla macchina, Luca si era subito messo in cerca di un canneto. Voleva procurarsi una canna perché aveva intenzione di imparare a pescare durante la vacanza agostana. Munito di un coltello affilatissimo, si era rivolto alla prima persona che aveva incontrato, un vecchio pescatore intento a riparare alcune reti sotto un pergolato, in un giardinetto attiguo a quello della casa dove aveva preso alloggio la sua famiglia. Alla richiesta di Luca, il pescatore aveva sorriso bonariamente interrompendo il lavoro e gli aveva mostrato un canneto dietro l’abitato, nel canalone scavato dalle acque durante le mareggiate invernali. Lì, sebbene le correnti marine spingessero acque salmastre, le canne crescevano rigogliose più che in altri posti, e lì Luca si era recato senza perdere tempo, dopo aver ringraziato il pescatore. Aveva scelto la canna più alta e l’aveva tagliata alla base. Ma nel chinarsi gli era sembrato di vedere, anzi aveva visto, nel folto del canneto, una figura d’uomo disteso a faccia in giù, fradicio dalla testa ai piedi, compresa la barba. Dal posto in cui si trovava, Luca non distingueva bene il viso di quell’uomo, che gli sembrava un naufrago approdato in quel luogo miracolosamente dopo una tempesta. Un brivido di terrore gli attraversò la schiena quando dalla rigida immobilità dell’uomo dedusse che probabilmente era morto. Ma si riscosse subito e capì che toccava a lui dare l’allarme. Così, in una mano la canna appena tagliata e nell’altra il coltello, s’avviò di corsa verso il centro del paese. Per farla breve, ansimante e stravolto, si presentò ad un vigile urbano, con foga denunciò quello che aveva visto, ma quando di lì a qualche minuto fecero insieme un sopralluogo, non trovarono traccia né d’un morto né d’un vivo, così disse il vigile, minacciando di portare Luca in galera e assicurandogli che l’avrebbe detto al padre, perché lui non era tipo da farsi prendere in giro. Il ragazzo aveva protestato la sua buona fede, ma che cosa poteva farci? Davanti all’evidenza del caso, si era arreso. In cuor suo, però, egli aveva ragione, non poteva essersi sbagliato, ed era certo che un abbaglio del genere, se d’un abbaglio si trattava, non l’aveva mai preso prima di quel giorno. Pensò di parlarne con suo padre, ma poi non lo fece, e, semmai, avrebbe apprestato una strategia di difesa nel caso in cui il vigile lo avesse denunciato al genitore, come gli aveva promesso. Ne parlò, invece, col vecchio che aveva appena conosciuto; di ritorno a casa, lo trovò seduto con le gambe incrociate nel luogo dove lo aveva lasciato un’ora prima, intento a riannodare i fili delle reti.

Questa voce è stata pubblicata in I mille e un racconto, Racconti di Gianluca Virgilio. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *