Tra gli uomini scimmia e i pipistrelli. Leggere e rileggere

di Francesco D’Andria

Elsa Morante, i suoi gatti, i suoi libri.

Tra le infinite noie e tristezze che il virus cinese ci ha portato in dono durante questi mesi di confinamento (ma dovrei usare piuttosto l’ormai, ahimè, italianissimo termine di lockdown, così irto di k e di w), non secondaria appare anche la chiusura di librerie e biblioteche. Siamo precipitati ormai in una dimensione informe, priva di spazio (salvo quello di casa nostra) e di tempo (a che serve l’agenda?), a causa di un virus senza qualità; così lo definisce Michel Houellebecq che, dalla Francia, dopo i non-luoghi di Marc Augé, ci fa giungere anche il non-evento della pandemia, nonostante migliaia di morti ogni giorno in tutto il pianeta. Non ci restava perciò altra scelta che guardare alle domestiche librerie, per iniziare un vero e proprio scavo archeologico, alla scoperta di libri che non toccavamo da anni, anzi da decenni; ed è stata un’attività ricca di sorprese e di soddisfazioni! Tornare, dopo quarant’anni, a commuoversi sino alle lacrime per le vicende del piccolo Useppe nella “Storia” di Elsa Morante e scoprire come la sensibilità di uno scrittore possa descrivere ed evocare scenari che si verificheranno nel futuro. O immergersi nella divertente Preistoria di Roy Lewis “Il più grande uomo scimmia del Pleistocene”; parola del greco antico che significa, semplicemente, l’età più recente: iniziata soltanto più di due milioni di anni fa per spegnersi poi intorno al diecimila a.C. Un testo che ogni studente di archeologia dovrebbe leggere, anche se è difficile etichettarlo nelle gabbie disciplinari dei curricula didattici, e, com’ è noto, niente nuoce di più ad un libro che non sapere su quale scaffale collocarlo! 

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