Un paio di manopole e un’ascia

di Evgenij Permjak

Un vecchio morì lasciando ai suoi tre figli maschi un’eredità: al primo figlio, il maggiore, un’isba, al secondo dei fratelli, una bella e grossa vacca da latte, e al terzo figlio, il più giovane, un paio di manopole ed un’ascia.

Il figlio maggiore si mise a vivere in casa propria, il secondo dei fratelli tirava a campare con la vendita del latte, il terzo, il più giovane dei fratelli, si guadagnava, canticchiando, il pane e il sale con un paio di manopole e un’ascia.

Passarono gli anni, non si sa quanti, si sa soltanto che l’isba al negligente padrone della casa si inclinò tutta da una parte e la vacca da latte quasi smise di dare il latte all’allevatore indolente. Invece il paio di manopole e l’ascia rimasero come nuovi, anzi divennero ancora migliori nelle mani virtuose del mastro-carpentiere. Si perfezionarono per fare qualunque cosa: porte, remi, telai, infissi… Costruire case, ponti, dighe, mulini… Al terzo figlio, il più giovane dei fratelli, un paio di manopole e un’ascia erano serviti per costruire una bella casa e pure per comprare una vacca da latte.

«Non sarà che nostro padre, senza dirci nulla, ha lasciato a lui, al preferito, un’ascia magica-tuttofare» – disse il fratello maggiore al secondo fratello, «dobbiamo portargliela via. Rubiamola!»

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