Gli errori del Governo Meloni sulle immigrazioni e gli inganni del nativismo

di Guglielmo Forges Davanzati

È ben nota la posizione di Giorgia Meloni, di Fratelli d’Italia e forse ancor più della Lega sulla questione migratoria. Si chiama nativismo, ovvero un atteggiamento che, in politica economica, si traduce nella convinzione del dovere, da parte dello Stato, di assicurare la preminenza dei nativi italiani nel mercato del lavoro rispetto agli immigrati. Questa preminenza, a sua volta, si fonda sull’assunto per il quale i nativi (tipicamente, italiani e settentrionali) hanno una maggiore propensione al lavoro rispetto ad altri. Quest’ultima è una proposizione tutta da dimostrare, priva di alcun fondamento scientifico ed è però alla base delle politiche di respingimenti che si sono adottate (con Matteo Salvini Ministro) e che si intende reiterare. Rispetto ad altri Paesi ricchi, l’Italia sconta un notevole ritardo nell’affrontare la questione migratoria anche dal punto di vista culturale e nel dibattito politico. Le riflessioni sul tema, nel nostro Paese, si sono infatti sviluppate solo in tempi recenti, a partire soprattutto dai primi anni Novanta, con i primi sbarchi di albanesi (negli USA la questione era ben presente fin dall’immediato secondo dopoguerra). È stato in quella fase con l’emergere e il consolidarsi, nell’arena politica, della Lega Nord che il contrasto agli spostamenti di forza-lavoro (sia internazionali, sia interni) ha preso piede e si è sedimentato. La posizione della Destra sul tema è radicalmente sbagliata.

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