“Sulle tracce di Gasperina” – Una biografia congetturale

Le vicende della vita di Gasperina sono narrate da Marina Giovannelli con una magistrale fusione tra la voce individuale e il coro della Storia: Gasperina-Luisa è allieva promettente del Reale Istituto Magistrale di san Pietro al Natisone, è giovane maestra benvoluta di un piccolo paese della Val Canale, è la bella e giovane innamorata di un ufficiale che studia Lingue e Letterature straniere alla Ca’ Foscari di Venezia, imbarcato sulla nave Galilea tragicamente affondata nel 1942 nel canale d’Otranto, è donna che veste elegante, raffinata nei modi e amante dei viaggi. Gasperina è donna che non vuole vincoli, nemmeno proprietà o luoghi definitivi in cui stare. Non ha una casa propria, vive in albergo. Ci si chiede se il senso di perdita e di abbandono custodito nel segreto dell’infanzia prima, nella morte di Aldo, il giovane che avrebbe dovuto sposare e che la guerra le aveva rubato, la distruzione di oggetti personali e cari, incendiati causa incomprensibili logiche di guerra poi, non ne abbiano segnato le scelte esercitandola all’arte di perdere. The art of losing isn’t hard to master, recitala più conosciuta tra le poesie di Elizabeth Bishop.

Talvolta le descrizioni sono tratte da fotografie. Fotografie descritte, non mostrate, che isolano un frammento temporale, tracce a cui la memoria può appoggiarsi, senza peraltro lasciare spazio a sentimentalismi o a celebrazioni nostalgiche.

(…) Si intuisce che il ballo è appena terminato. Luisa porta ai piedi le babbucce, i tradizionali “scarpets” di velluto nero, e tiene la mano destra sul  fianco, in posa. Inginocchiato davanti a una delle ballerine nella foto c’è in evidenza un giovane in costume, in realtà una maestra travestita da maschio, che senza volerlo o saperlo svela il messaggio implicito della coreografia: il gran finale ha sempre la stessa scontata conclusione, dichiarazione e poi…matrimonio a vita.

(…) A guardare le foto di quell’estate viene da pensare che tutto fuorché lo studio fosse nella mente della ragazza. Si fa un po’ fatica a interpretare le immagini veneziane, poiché generalmente non sono datate. L’attenzione allora va ai dettagli: gli abiti di un certo tipo, lo stesso genere di scarpe, sempre comunque con spesse zeppe che vogliono alzare la statura (…) Su una panchetta in riva al mare sono sedute quattro persone in costume da bagno: Luisa che ha abbassato le spalline del morigerato costume fantasia, ovviamente intero, legandole davanti, l’amica Magda in costume nero con un asciugamano sulle ginocchia e due giovanotti solidi e biondi, entrambi pettinati con la riga in parte, così simili fra loro da parere fratelli.

Anche le fotografie mostrate, insieme ad alcune cartoline postali, hanno lo stesso carattere di fissazione dell’istante e di testimonianza, ma allo stesso tempo, forse perché inserite all’interno di un capitolo dedicato alla fine del libro, creano l’effetto di una separazione, di una distanza, del “never more”.

La narrazione biografica esercita grande empatia nel lettore. La scrittura di Marina Giovannelli, esperta e precisa ma allo stesso tempo tersa e capace di assumere la forma e la sostanza della naturalezza e della sincerità, conferisce senso all’esperienza umana e in particolare alla storia di una donna che si intreccia con le storie di altre vite.

Magari la storia di una vita può non apparire formidabile, magari non ha la stessa visibilità che offrono le biografie di persone divenute famose nello sport, nella musica, nell’arte più in generale e che nel genere letterario rappresentano oggi una sorta di mainstream. Ma una vita non è mai riproducibile. Ogni vita è storia di un percorso unico e prezioso, a volte doloroso, che meriterebbe di essere conservato e salvato come patrimonio comune. È questo il dono che “Sulle tracce di Gasperina” offre a noi e alle generazioni che verranno.

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Marina Giovannelli vive e lavora a Udine. Ha pubblicato saggi, racconti, romanzi e numerosi testi poetici. Fa parte della SIL (Società Italiana delle Letterate). Nel 2007 ha fondato il Gruppo “Anna Achmatova” e nel 2010 l’Associazione ADASTRACULTURA “Tito Maniacco”, che operano nei settori della letteratura e dell’arte figurativa.

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