Quadri urbinati

***

Urbino, i tuoi mattini

finché vivrò li vedrò

in una musica d’archi

all’ombra del Palazzo.

***

I tuoi mattini, nel silenzio,

e i respiri di mille destini incrociati

in quelle vecchie case,

quando ancora tutto doveva avvenire

e già tutto svaniva

nel volo d’un colombo.

***

Ercole, le mie insanie, insano,

mi perdonavi a sera,

e di giorno mi davi i tuoi libri.

Così m’eri caro padre,

così t’ero degno figlio.

***

Piazzetta delle erbe, a sera:

vorrei che il tuo ricordo rimanesse

oltre i miei anni:

i tigli e il bianco vino dei colli,

e le studentesse ilari

che si schermivano ridendo;

e la notte, poi, di giugno,

lunga come in un sogno.

***

L’ho visto io, Baldelli,

come San Francesco,

poggiato al  tronco d’ un tiglio,

aprire le braccia,

e i colombi beccarlo nel viso.

***

Volponi è a passeggio

con qualche servitore,

Bo s’accompagna al bastone

con un’ispanista del cuore

– si mormora -. Così a Urbino

passano i numi tutelari

senza incontrarsi – sembra –

in Piazza della Repubblica.

***

Il tuo profilo incantevole

che io amavo tanto;

mai più ci rivedremo;

e tu incosciente dicevi

che io non ero serio!

***

 E le lucciole, dimentico forse

le lucciole? Mio Dio,

quante ve n’erano

(sparse come anime in pena)

nelle campagne d’ Urbino.

***

Noi eravamo le lucciole,

sparse come anime in pena

per la campagna d’Urbino.

Non erano scomparse

le lucciole! Oh, le avessi viste,

tra le ginestre fiorite,

stordite, volare verso i fienili,

e scintille levarsi fino al cielo

come pagliuzze incendiate.

***

 Amò come mercante

l’amante che non scagliò

sassi contro la tua finestra;

poeta puoi dire

chi ti aspettò sull’uscio,

chi ti pregò tra le ginocchia,

in pianto,

chi se ne andò giurando

che mai nessuno t’avrebbe amato tanto!

(1995)

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