Saturae XI

Poesie di Paolo Vincenti commentate da Gianluca Virgilio

Vizi privati pubbliche virtù

Nessuno ne è esente, non c’è nessuno che sfugga alla doppia morale,

credi di avere a che fare con un santo, mentre quello è un criminale.

La storia è piena di esempi eclatanti, perfino Seneca venne accusato

di atteggiare in pubblico un comportamento diverso da quello privato.

Ecco artisti, politici, attori, regnanti, musicisti, con una doppia morale.

Ti stupisci? Né è qualcosa che appartenga solo al panorama nazionale.

Vizi privati e pubbliche virtù, proprio vero, come nella “Favola delle api”:

lo sapeva bene Bernard de Mandeville, non ne sfuggono neanche i Papi.

Apocalittici non integrati, pauperisti, cenciosi, pacifisti e comunisti,

complottisti, no global, duri e puri e giacobini, scesi a patti coi capitalisti,

ex sessantottini, no euro, anti casta, in guerra coi giganti del digitale,

fanatici moralisti e censori, intrallazzati col sistema mediatico occidentale.

Ancora? Radical chic, idealisti, no tap, non tav che, lusingati da Mammona,

non si fanno scrupoli di dividere il palco con Lele Mora e Fabrizio Corona.

Ecco Mario “Pancho” Capanna, che passa dalle barricate, ovvero dalla cesta

(della colazione proletaria), alla difesa del vitalizio, ovvero alla casta.

Da Luciano Pavarotti a Valentino Rossi, Stefania Sandrelli, oibò, Gino Paoli,

da Gianna Nannini a Dolce a Gabbana e D’Alessio, nessuno che non scivoli.

Quando si tratta degli altri, tutti sono meschinamente pronti al “crucifige”,

mentre in privato, ma che ipocriti, assai propensi ad aggirare la legge.

Neanche uno ne è esente, ma non v’è nessuno peggiore di chi punta il dito,

credi di avere a che fare con un poliziotto, mentre quello è un bandito.

Vip

In questa prosa tendente alla poesia, o poesia tendente alla prosa, in cui le rime baciate in qualche caso smettono di baciarsi, il Satirico se la prende con i numerosi vip che popolano le cronache mondane italiane. Si conferma il gusto per il catalogo, consistente un lungo elenco di “viziosi”, additati alla pubblica esecrazione.

Il titolo del componimento è preso in prestito alla seconda parte di quello del celebre libretto di Bernard Mandeville, La favola delle api, ovvero: vizi privati e pubbliche virtù (1705).

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