Scienza e arte per una cultura che unisce

 di Antonio Errico

Alla presentazione dei David di Donatello, il Presidente Sergio Mattarella ha detto che la cultura non si ferma, che  la cultura unisce,  supera i confini, non contempla limiti.

Non c’è alcun dubbio che sia davvero così. Perché se il conoscere non è condizione che consente di accogliere, mettere insieme, includere, integrare, unire,  non è  cultura. Perché se non è  premessa per un incontro con l’altro, non è cultura. La cultura supera i confini. A volte li cancella, aprendo spazi in cui i movimenti di pensiero accadono in libertà e costituiscono l’espressione della libertà di tutti e di ciascuno. Si può chiamare cultura il conoscere che ospita e promuove la pluralità delle idee che si esprimono con forme e significati diversi, che apre varchi, mette in relazione, in comunicazione,  in comunione, che avvicina il lontano, ospita l’identità diversa, esclude la separatezza, l’isolamento, l’egemonia, la prevaricazione,  la sopraffazione, che integra le memorie, le narrazioni, le storie.  Quando la conoscenza non è questo, allora è nozionismo, informazione improduttiva, stagnazione  cognitiva.

La cultura non contempla il confine, non mette in conto la contesa,  il conflitto. Anzi, è una costante migrazione di idee, uno scambio di saperi, un’avventura comune, una condivisione di conoscenza e di esperienza,  un confronto di linguaggi e di esistenze che si portano dentro sogni speranze paure memorie desideri, le stratificazioni prodotte dal passato, gli sguardi che scrutano il futuro. La cultura è contaminazione di conoscenze, ibridazione di significati, coesistenza, convivenza di pensieri diversi, anche discordanti, contrastanti. E’ molteplicità, ineludibile esperienza dell’alterità. E’ incontro con l’altro. Forse è soprattutto questo. E’ anche l’incontro con noi stessi che ad ogni istante diventiamo diversi da quello che siamo. La cultura è la disponibilità ad accettare visioni e interpretazioni del mondo diverse senza rinunciare alla propria e alla proposta che di essa intendiamo farne. La cultura comporta la rinuncia alla convinzione di avere o poter avere sempre ragione. 

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